Rabbia enorme a fine partita: alle lacrime di Falcone fanno da contraltare le scene e le facce dei calciatori biancocelesti sotto la curva
La Lazio finisce come peggio non poteva il suo campionato, perdendo in casa contro il Lecce giocando tutto il secondo tempo in superiorità numerica. Tanti tiri, tanti palloni messi dentro, molta confusione, poca concretezza e un pizzico di sfortuna. Ma in certe serate la sfortuna non esiste. Ci sono solo tantissimi errori, gli ennesimi in difesa, un altro gol preso, un altro approccio sbagliato, un’altra partita in casa senza vittoria. I tre punti all’Olimpico in campionato mancano dal 9 febbraio, quasi quattro lunghissimi mesi. Un’eternità che alla fine è decisiva.

La Lazio va fuori da tutte le coppe europee, subendo un clamoroso sorpasso dalla Fiorentina che vince in casa dell’Udinese e aggancia i biancocelesti a quota 65 punti ma in virtù degli scontri diretti (doppio successo) in Conference League ci va lei. Così dalle lacrime di Falcone, romanista e quindi con doppia esultanza, si passa al dispiacere totale della squadra di Baroni che ha assistito a questo disastro dalla tribuna stampa per squalifica.
E ovviamente al fischio finale i biancocelesti sono stati ricoperti letteralmente dai fischi dell’Olimpico. I giocatori mestamente sono andati sotto la Curva Nord a prenderseli tutti, c’è stato un duro confronto tra i senatori (Zaccagni e Pedro in primis) e alcuni esponenti. Di certo non sono volate parole dolci nei confronti dei calciatori, rimasti in silenzio. Tempo qualche minuto e i tifosi gli fanno cenno di andare via e rientrare negli spogliatoi. Troppa la rabbia. Sarà un’estate difficilissima.