Mourinho, addio dopo la finale? “Me lo ha chiesto anche la squadra, io ho risposto…”

Tutto pronto per la finale di Europa League tra Siviglia e Roma alla Puskas Arena di Budapest: le parole di Jose Mourinho in conferenza stampa

BUDAPEST – Ci siamo. La Roma è arrivata a Budapest per la finale di Europa League, in programma domani sera alla Puskas Arena contro il Siviglia. Un match attesissimo, con una febbre alle stelle ormai già da settimane. Lo dimostra la cosa al biglietto incredibile soprattutto da parte dei tifosi giallorossi. Per Mourinho sarà la sesta finale europea, dopo che ha vinto tutte le cinque precedenti. Ma non sarà facile contro un Siviglia che di Europa League ne ha vinte ben sei.

Mourinho – calciomercato.it

Lo Special One alle 18 prende la parola in conferenza stampa (la diretta scritta su Calciomercato.it) nella pancia della Puskas Arena. Accanto a lui Lorenzo Pellegrini e Gianluca Mancini, proprio come un anno fa a Tirana.

“È stato un tragitto lungo e diverso dal Siviglia, perché vengono dalla Champions. Noi abbiamo fatto 14 partite per arrivare qui e senza dubbio lo meritiamo. Già la scorsa settimana dicevamo che vogliamo giocarla e la meritiamo, l’ora è arrivata e abbiamo lavorato per stare in condizione per giocarcela”.

Come si contiene l’emozione? “Lavorando come abbiamo fatto. Negli ultimi due mesi abbiamo giocato quarti, semifinali, tante partite, infortuni, abbiamo avuto poco tempo per recuperare. Ma lavorando come gli ultimi due giorni. Dico che la storia non gioca, Mendilibar la pensa diversamente e che il Siviglia è favorito per la storia, è una opinione che rispetto. Noi siamo qui perché lo meritiamo. Loro hanno una esperienza che non abbiamo, per loro è diventato normale giocare una finale di Europa League mentre per noi è una cosa straordinaria. Per i nostri tifosi è storico e indimenticabile, ma quando la partita inizia domani vogliamo stare qui e ci saremo”.

Non farà come dopo aver vinto la Champions che è andato via dall’Inter?
Se qualcuno ha domande simili le devono fare a Mendilibar, perché non ha contratto e sembra abbia una situazione più difficile della mia. Io ho parlato con i miei capitani, mi hanno fatto una domanda simile alla tua e gli ho risposto in maniera obiettiva e non voglio che loro rispondano perché è una cosa tra me e la squadra. Ma sanno cosa. C’è una differenza molto grande con la situazione che avevo all’Inter, perché non avevo ancora firmato il contratto col Real ma era tutto fatto. Stavolta non ci sono stati contatti con altri club. Ora però siamo importanti solo noi, noi, noi”.

A Madrid dicono che la Roma ha qualcosa in più del Siviglia e si chiama Jose Mourinho. “Io voglio tanto bene al Madrid, al presidente e all’allenatore. Immagina come può essere il mio rapporto con la città e i madridisti. Ma l’allenatore non gioca, lavora tanto prima della partita, poco durante. Ho detto ai miei ragazzi, assistenti e analisti. Gli ho detto che il nostro lavoro era finito e ora siamo qui solo per aiutare un pochino, la storia ora la fanno i ragazzi. I colleghi di Madrid dicono bene che il Siviglia è una grande squadra. Ma io dico due grandi squadre, perché hanno 25 giocatori di altissimo livello, esperienza, qualità. Ma i colleghi di Madrid non conoscono i miei ragazzi e la mia squadra”.

In una partita come questa quanto conta l’esperienza di un allenatore?
“Con i giocatori che ha il Siviglia non credo che la Roma abbia un budget maggiore, parliamo di ottimi giocatori ma noi abbiamo ragazzi che l’anno scorso giocavano in primavera da Zalewski a Bove. Se guadagnano meno rispetto a Montiel e Lamela è perché sono mal pagati, ma non perché la Roma ha un budget maggiore. Io e Mendilibar abbiamo gli stessi capelli bianchi, siamo alla pari. Per i giocatori è lo stesso, il Siviglia è un po’ più esperto. Noi lavoriamo insieme da due anni”.

Differenze con il Tottenham? “A Roma non mi hanno cacciato prima della finale di Tirana. Al Tottenham mi hanno cacciato prima della finale di Wembley, non ho avuto questa possibilità”.

Poi a fine conferenza, i giornalisti gli chiedono delle condizioni di Dybala. Mourinho, uscendo, prima li ignora e poi – incalzato – risponde sorridendo: “Può giocare 20-30 minutini”.

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