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Premio Bearzot a Spalletti. Gravina: “Il calcio ha bisogno di impreditorialità, serve elettroshock”

Gabriele Gravina, presidente della Figc, ha parlato nella conferenza che ha annunciato la vittoria da parte di Luciano Spalletti del premio Bearzot 2023

Va a Luciano Spalletti il ‘Premio Enzo Bearzot 2023’, riconoscimento promosso dall’Unione Sportiva ACLI in collaborazione con la Figc. L’annuncio è avvenuto nella sede della Federcalcio a Roma: “Riesce a coniugare bel gioco e vittorie. Virtù, queste, che lo accomunano ad Enzo Bearzot, come pure l’attitudine all’insegnamento: in campo e fuori. Convinto assertore del valore del gruppo nel raggiungimento dei risultati e allo stesso tempo tecnico capace di esaltare le qualità dei singoli, come dimostra anche questa  splendida e per certi versi inaspettata stagione del suo Napoli, Luciano Spalletti da molti anni e su molte piazze calcistiche riesce a coniugare bel gioco e vittorie”, la motivazione della giuria letta e spiegata da Damiano Lembo, presidente dell’US Acli.

Presente anche il presidente della Figc Gabriele Gravina, che ha incensato proprio l’allenatore del Napoli: “Ci siamo sentiti per telefono qualche giorno fa ma è giusto evidenziare l’aspetto più bello che mi piace valorizzare: la sua voglia di lasciare un segno tangibile a Napoli attraverso la scuola. Organizzeremo qualcosa insieme, do la disponibilità a lanciare e testimoniare all’interno del mondo della scuola alcuni messaggi che sono molto forti e necessitati da parte di tanti ragazzi. Quello spot che ha suscitato tenerezza e curiosità non è stato creato ad arte, ma Spalletti crede in quel messaggio e vuole veicolare i valori del calcio attraverso la scuola. Questo la dice lunga. Per scegliere Spalletti non è stata una questione di punti o scudetti. Spalletti ha detto che vuole andare in tutte le scuole di Napoli e provincia, anche solo per 40 minuti. Similitudini con altri allenatori in passato? Ce ne sono diversi. È un allenatore che punta molto sulla concezione del calcio come squadra. Mi ricorda moltissimo il Sacchi di qualche anno fa, un certo Mancini di oggi. Gente che ha voglia di dimostrare con la forza della squadra la capacità di sopperire a qualche carenza individuale”.

“Allenatore giusto per una nazionale? Ora lasciamolo a Napoli, che sta facendo benissimo. È una scelta che lascerei a lui. Ha detto una grande verità, è a Napoli da due anni, ha creato le basi per una vittoria importante che gli auguriamo, non parlo del campionato italiano, ma dobbiamo essere super tifosi delle nostre squadre nelle coppe europee. Lo spot più bello per il calcio italiano è che possano arrivare fino in fondo. La lezione è l’aver capito che l’equazione spendi di più vinci di più non funziona sempre. Bisogna razionalizzare i ricavi abbassando rapporto valore produzione e costo del lavoro. Significa avere lungimiranza e visione, Spalletti ha grande merito ma va riconosciuto anche alla società, che sta facendo un grande lavoro”.

Gravina risponde a De Siervo: “Serve un elettroshock”

Gravina ha poi risposto anche alle domande di alcuni giornalisti: “Troppi stranieri? La soluzione più veloce è la famosa lista dei 25 che ora prevede un 4+4 che è molto basso. Bisogna lavorare su un graduale aumento. La soluzione più importante passerà attraverso la specializzazione tecnica, aver ingaggiato dei tecnici di riferimento nazionali può essere un valore aggiunto allo sviluppo dei centri federali e del talento. Se riusciamo a far comprendere alle società che l’utilizzo rappresenta un investimento per il futuro e non un costo, avremo fatto un’opera meritevole per tutto il calcio italiano”.

Gravina al Premio Bearzot
Il presidente Gravina al premio Bearzot

Sulle parole di De Siervo: “Sono abituato a confrontarmi con la parte politica, quindi io mi confronterò all’interno del consiglio federale con chi ha la responsabilità politica. Il mio compito è fare sintesi, quindi sicuramente ascolterò tutti ma decideremo per il bene del calcio italiano. Quelle che sono valutazioni tecniche e di interesse economico le vedo più votate a uno sviluppo miope del calcio italiano rispetto al sistema. Io devo guardare il sistema. La domanda a cui non ho avuto ancora risposta è: siamo contenti? Se il calcio italiano gode di ottima salute non abbiamo bisogno di riforme. Se la risposta però è no, dobbiamo intervenire altrimenti saremmo degli irresponsabili”.

Poi sulla Serie B2: “Si sta lavorando. Non è un problema di B2 ma di cultura nel calcio. Io sono particolarmente preoccupato delle condizioni generali. Dobbiamo uscire dalla stagnazione generale, quindi aldilà dei soggetti che hanno dei ruoli (come De Siervo, ndc). Io li capisco, ma il ruolo del manager – ce ne sono tanti – che accompagna nella gestione il processo che ci viene consegnato, credo che sia normale e ordinario. Ma il calcio non ha bisogno di processi ordinari, non di managerialità ma di imprenditorialità. Abbiamo bisogno di una rottura, consegnando ai manager un nuovo progetto da gestire, la mia preoccupazione è che andremo avanti con un’ordinarietà che prevede cadenze che conosciamo. Quindi il bando, l’emendamento, il più o il meno. Questo non fa parte della mia cultura. O il calcio capisce che ha bisogno di trovare imprenditorialità di rottura, mettendo gli elettrodi a chi è coinvolto e collega l’interruttore, ci sottoponiamo a un elettroshock che ci scuote un po’, o vivremo momenti di grande difficoltà”.

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