L’eliminazione dell’Italia, per mano della Macedonia del Nord, continua a bruciare. E si parla di rivoluzione, non solo in panchina
Non si parla d’altro. E non potrebbe essere altrimenti. Per la seconda volta consecutiva, l’Italia non parteciperà alla fase finale dei Mondiali che si disputeranno in Qatar nell’inverno prossimo.
Una delusione cocente che stiamo faticando tutti a smaltire, tifosi e addetti ai lavori. E, ne siamo sicuri, anche Roberto Mancini, il commissario tecnico della Nazionale che solo la scorsa estate ci ha condotti alla vittoria dell’Europeo. Ci si interroga su quello che sarà il suo futuro e, di conseguenza, della panchina dell’Italia dopo la sfida contro la Turchia, in programma martedì prossimo a Konya.
Tra chi vorrebbe le dimissioni, con tantissimi nomi pronti eventualmente a sostituirlo (in primis, la coppia Marcello Lippi e Fabio Cannavaro, ‘sponsorizzato’ da Gaetano Fedele), e chi terrebbe l’attuale allenatore sulla panchina della Nazionale, si parla anche del futuro del presidente della federazione giuoco calcio, Gabriele Gravina. Le sue parole, su Mancini e sulle colpe di questa disfatta, hanno fatto molto discutere. Quindi, potrebbe esserci qualche cambiamento anche nei piani alti.
Sulla questione è intervenuto alla CMIT TV il giornalista Fabrizio Biasin: “Il discorso secondo me è molto semplice, Mancini deve rassegnare le dimissioni, perché rispetto a un fallimento epocale come questo si può agire solo così. Poi chi di dovere può e, forse, deve respingerle, soprattutto se le alternative sono quelle che girano in queste ore. Meglio proseguire con il suo lavoro che improvvisare. Nel frattempo, stavo cercando di verificare mentre entravo in diretta una cosa. Diciamo che sono partite delle telefonate anche ad alti livelli, volevo capire se queste sono successive alla debacle o precedenti. Vi posso dire che, sicuramente nel recente passato, Marotta è stato contattato per andare a palazzo e ha gentilmente declinato”. Il discorso, poi, si sposta su Mario Balotelli, non convocato dal suo mentore Mancini: “Non è questione di comportamento, io dico che lui tatticamente e a livello di gioco è peggiorato. Quando stava a Milano, a 18 anni, era forte”.
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