Genoa, Perin: “Non sono l’untore del calcio italiano. Se ci fossimo chiamati Juve…”

Mattia Perin replica a chi accusa i calciatori di superficialità nella prevenzione del Covid-19 e anzi difende la categoria

Mattia Perin non ci sta. Il portiere del Genoa respinge in maniera secca le accuse e le illazioni su dei presunti comportamenti ‘superficiali’ da parte dei calciatori sul tema Covid-19. “Siamo professionisti scrupolosi. E io non sono l’untore del calcio italiano“, ha detto il calciatore classe ’92, anche lui nella lunga lista di casi positivi nel club rossoblù. “Questa – prosegue Perin in un’intervista a ‘La Repubblica’ – è una malattia subdola. La puoi prendere dovunque, in taxi, spingendo un bottone. La verità è che in poche ore cambia il quadro clinico, neanche gli specialisti sanno molto del Covid. Era la settimana prima di Napoli-Genoa. Il 21 settembre mi recai a Torino per rivedere mia moglie e i miei bambini, ma non esiste alcuna evidenza che io abbia contratto il Coronavirus proprio quel giorno. Il caos Juve-Napoli non è iniziato per colpa del Genoa”.

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Mattia Perin (Getty Images)

Genoa, Perin tuona: “Ci fossimo chiamati Juventus saremmo stati più rispettati”

Mattia Perin non le manda di certo a dire. L’estremo difensore del Genoa, tra i tanti positivi al Covid nella rosa del Grifone, ha poi tuonato: “Poteva accadere a chiunque. Di sicuro, se ci fossimo chiamati Real Madrid, Inter o Juventus (squadra da cui è attualmente in prestito, ndr), saremmo stati rispettati di più. Sia chiaro che la malattia non è mai una colpa, ma un’eventualità che accade agli esseri umani”. E a chi dice che i giocatori fanno come vogliono: “Basta con i cliché del calciatore ricco, viziato, privilegiato e menefreghista!”. Infine un giudizio sulla pandemia: “Resto convinto che tutto sia nato in laboratorio e non dalla trasmissione animale. Però io non ho mai avuto paura, non c’è mai stato panico e devo ringraziare lo staff del Genoa”.

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