Coronavirus | Fondazione GIMBE: “Fase 2, troppi rischi per il Nord”

Il presidente Cartabellotta: “Ad esclusione del Friuli, le altre Regioni dell’Alta Italia sono suscettibili di un incremento dei contagi”

EMERGENZA CORONAVIRUS FONDAZIONE GIMBE / Emergenza coronavirus, attraverso una nota ufficiale la 'Fondazione GIMBE' mette in guardia: “Piemonte, Liguria, Prov. Autonoma di Trento e Lombardia  non sono ancora fuori dalla fase 1: prevalenza e incrementi percentuali sopra la media nazionale, particolarmente elevati in Liguria (14%) e Piemonte (13,7%)“.

Ad esclusione del Friuli-Venezia Giulia”, aggiunge, “anche tutte le altre Regioni del nord sono suscettibili di un incremento dei contagi, sia perché l’elevata prevalenza è un indicatore indiretto dei casi sommersi, sia perché si tratta proprio delle aree in cui si trovano la maggior parte delle attività produttive interessate dalla riapertura”. “Eccezion fatta per le Marche”, evidenza GIMBE, “le Regioni del Centro e soprattutto del Sud hanno prevalenza e incrementi percentuali sotto la media nazionale”. Il tutto a soli quattro giorno dall'inizio della cosiddetta 'Fase 2'.

“Con questo quadro epidemiologico – ha detto il Presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta intervenuto a Calciomercato.it lo scorso 3 aprile – se dal 4 maggio alcune aree dovranno sottostare a restrizioni eccessive che favoriscono autonome fughe in avanti, come dimostra il caso Calabria, per altre la riapertura avverrà sul filo del rasoio perché dei 4,5 milioni di persone che torneranno al lavoro la maggior parte si concentra proprio nelle Regioni dove l’epidemia è meno sotto controllo. E, soprattutto, occorre essere consapevoli che l’eventuale risalita della curva dei contagi sarà visibile non prima di 2 settimane”.

“Come ogni decisione politica – evidenzia Cartabellotta – l DPCM sulla fase 2 rappresenta un inevitabile compromesso tra evidenze scientifiche ed interessi di altra natura. In particolare, il Governo ha dovuto necessariamente mediare tra le richieste dei governatori del Nord che spingono per la riapertura delle attività produttive e le istanze di quelli del Sud, contrari alla mobilità interregionale per timore di “importare” contagi. Con queste posizioni, modulare regole diverse secondo l’epidemiologia del contagio tra le varie Regioni avrebbe inevitabilmente fatto saltare il banco”.

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