Coronavirus, fondazione Gimbe: “Decessi aumentati del 22,5%. Misure insufficienti”

L’organizzazione ha pubblicato un’analisi sui contagi con le relative cause

CORONAVIRUS CONTAGI GIMBE / L'Italia è ancora in lotta con il coronavirus, ma in questi giorni si parla molto dell'approdo alla 'fase 2' per l'inizio della ripartenza. La fondazione Gimbe, un'organizzazione indipendente che ha lo scopo di favorire la diffusione e l’applicazione delle migliori evidenze scientifiche con attività indipendenti di ricerca, ha diffuso la sua analisi sulla diffusione dell'epidemia con il pensiero alla 'fase 2' e alla sensibilizzazione anche di datori di lavoro e popolazione.

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Coronavirus, la fondazione Gimbe: “Distanziamento sociale poco efficace”

A tal proposito, il presidente della fondazione Nino Cartabellotta ha lanciato l'allarme: “L’efficacia delle misure di distanziamento sociale sul contenimento dell’epidemia dipende da tempestività, intensità e aderenza della popolazione. Bisogna essere consapevoli che siamo partiti in ritardo, il lockdown non è stato totale e l'aderenza della popolazione non è stata eccellente“. Sul secondo step della ripartenza: “Bisogna stabilizzare e ridurre il numero di ricoveri e nuovi casi per più tempo, quindi la programmazione scientifica della 'fase 2' deve basarsi sulle variazioni settimanali e non quotidiane”. In questo senso – sottolinea la fondazione – nell'ultima settimana sono diminuiti i ricoverati con sintomi e i pazienti in terapia intensiva, ma sono aumentati i casi totali (+18%) e i decessi (+22,5).

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La fondazione Gimbe, come scrive in una nota, ha provato a individuare la causa di una riduzione dei casi inferiore alle aspettative. Il crescente numero di tamponi con l'identificazione di casi in sottogruppi fino ad ora inesplorati e il crescente numero di casi oligo/asintomatici da una parte, la ridotta efficacia delle misure di distanziamento sociale dall'altra. Dunque i contagi, a questa analisi, arrivano da soggetti asintomatici non noti, casi non identificati, tra conviventi per isolamento inadeguato, sul luogo di lavoro con protocolli di sicurezza insufficienti, sui mezzi di trasporto, da operatori sanitari in contesti ospedalieri e da infetti che hanno violato la quarantena. Termina Cartabellotta: “Nonostante il contagioso entusiasmo per l’avvio della “fase 2” serve la massima prudenza: se oggi, infatti, ospedali e terapie intensive iniziano a “respirare”, i numeri confermano che la curva dei contagi non è affatto sotto controllo ed il rischio di una nuova impennata dei casi è sempre in agguato”.
 

 

 

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