Roma, De Rossi: “Rinnovo? Ho aspettato per 10 mesi. Non sono scemo ma…”

Il centrocampista giallorosso lascerà la capitale a fine stagione

ROMA DE ROSSI /  Dopo Francesco Totti, la Roma è pronta anche a dire addio a Daniele De Rossi: oggi il club ha annunciato che il capitano lascerà la squadra al termine della stagione. Il centrocampista giallorosso però non appenderà le scarpe al chiodo e in conferenza stampa ha confermato quanto anticipato da Calciomercato.it è stata la società a voler la separazione. 

Ecco le parole riportate da Calciomercato.it: “Farei delle scelte diverse riguardo episodi quotidiani, alcune cose dette o cartellini rossi che ho rimediato in carriera. Per quello che riguarda la mia decisione di essere sempre fedele alla Roma, no. Non cambierei nemmeno una virgola. Certo, una bacchetta magica per qualche trofeo in più farebbe comodo”.

L'amore per la Roma: “Nel corso degli anni, i tifosi hanno dimostrato di tenerci a me. E' la stessa cosa che ho fatto io. Ho avuto l'opportunità di andare via in alcune squadre con cui potevo vincere qualcosa in più. Lo stato attuale delle cose vede un grande amore che continuerà sotto forme diverse”.

I motivi dell'addio: “Mi è stato comunicato ieri ma io ho quasi 36 anni e non sono scemo, avevo capito. Se nessuno ti chiama per dieci mesi, la direzione è quella. Ho sempre parlato poco, perché non mi piace e perché non volevo creare rumore che potesse distrarre la squadra. Riguardo il futuro… ringrazio l'ad per l'offerta e per come mi ha trattato in questi mesi, ma anche Massara. La sensazione che ci fosse affetto e stima era forte con loro due, la sensazione che si poteva andare avanti come calciatore idem, ma la società ha scelto così e devo rispettarlo. Ho sentito qualcosa sul mio futuro, ma non ho voluto cercare niente. Fino al pareggio di Genova ero convinto che la Champions fosse alla nostra portata, ora è molto difficile. Io mi sento un calciatore e anche coi problemi fisici ho tanta voglia di giocare a pallone, mi farei un torto a smettere”.

La scelta della società e non personale: “È una cosa che ho sempre detto anche a Francesco, io non sono d'accordo su questo. C'è una società che decide, poi possiamo stare a discutere sul fatto che sarei potuto essere importante nella squadra giocando 10 partite o magari all'interno dello spogliatoio ma poi decide la società. Qualcuno un punto lo deve mettere il mio rammarico non è quello, il fatto che ci siamo parlati poco in questo anno un po' mi è dispiaciuto e spero che la società migliori in questo. Questo è il calcio e io non posso pretendere diversamente”.

Un messaggio ai tifosi: “Io di consigli ai tifosi ne posso dare pochi. Quello che posso consigliare è di stare vicino ai giocatori, questo è un gruppo di persone perbene e meritano grande sostegno”.

Futuro a Roma in altri vesti? “Io ho sempre detto che potrebbe piacere fare l'allenatore, il dirigente non mi attira particolarmente ma qui a Roma poteva avere un senso diverso. La sensazione è che per ora si possa incidere poco in un mondo e in un ambiente che noi conosciamo bene, faccio fare il lavoro sporco a Francesco e se un giorno cambierò idea lo raggiungerò. La sensazione ora è che mi piacerebbe fare un lavoro che ho già detto in passato ma prima devo studiare e devo impararlo”.

Ora tocca agli altri: “Il romanismo è qualcosa che ha contato molto per noi, è qualcosa di importante, ed è in mani saldi. Lorenzo ed Alessandro possono continuare con questa linea, non gli va chiesto di scimmiottare De Rossi o Totti. Ci tengo a dire che c'è un Bryan Cristante che non è romanista, è del Nord, ma io ne vorrei altri cento come lui”.

Ancora sulla scelta della dirigenza: “Addio improvviso? Sapevo che non sarei stato felice anche se la scelta fosse stata mia. Io voglio giocare, loro non vogliono. Non ho rancore verso nessuno, un giorno parlerò con il presidente. Non ho problemi, me lo immaginavo diversamente forse con i cerotti. Non è andata proprio così, devo accettarlo. E vado avanti. Se fossi stato dirigente, avrei trovato un contratto per me. Ho giocato bene, non dò problemi. Quando ho giocato quest'anno penso di aver giocato abbastanza bene, al netto degli infortuni. Sono sereno nell'accettare una decisione che ci può stare: anche nel vostro lavoro si viene cacciati via, può capitare”.

Le ultime stagioni e il via vai dei giocatori: “Negli anni ho avuto la sensazione di costruire una squadra sempre più forte. Siamo stati ad un passo da quelli che vincono sempre. Poi però mi sono accorto che si faceva un passo indietro. E' un rimpianto, non è una colpa che posso fare perché non so quali regole ci sono. E' una squadra giovane, ha un futuro. Si dovrà sbagliare di meno. Qui a Roma tanti giocatori sono andati via e dopo due mesi mi hanno chiamato perché volevano tornare. E' un posto in cui si sta bene, una piazza calda per fare calcio e per i calciatori conta tanto. La squadra è forte e abbiamo tanti giocatori giovani, si dovrà sbagliare il meno possibile e negli ultimi anni è stato, ma non è oggi il momento di parlarne”.

Da dove ripartire: “La consapevolezza di dover lasciare è cresciuta settimana dopo settimana, ne ho parlato un paio di volte con Monchi, ma poi più niente. Il 27 maggio vado in vacanza, ho grande bisogno di passare un po' di tempo senza pensare al calcio. Vediamo, per me è una cosa nuova cercarmi una squadra, dovrò parlare col mio procuratore e con la mia famiglia”.

I rimpianti della carriera: “Forse la più fresca è Liverpool-Roma. I rimpianti ce li hanno tutti, anche Messi che non ha mai vinto il Mondiale. Questo è un modo pieno di gente ambiziosa, io devo solo ringraziare per la carriera che ho fatto, simile a quella di mio padre, è il mio idolo e sono orgoglioso di lui. Sono un ragazzo fortunato, con compagni e avversari stupendi. L'astio che ho sentito a Napoli, a Bergamo o a Reggio Calabria mi faceva sentire vivo, sono felice di aver avuto dei 'nemici' che si identificavano in me”.

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