Le parole del tecnico giallorosso e di Gianluca Mancini in conferenza stampa dopo la vittoria con i rossoneri
La Roma torna subito a vincere e batte 3-1 il Milan. La classifica dice che a 90 minuti dalla fine della stagione i giallorossi sono ancora in corsa per la Champions League e sono matematicamente in Europa.

Un traguardo pazzesco considerato da dove Claudio Ranieri ha preso la squadra. Nel postpartita le sue parole e quelle di Gianluca Mancini. Si parte dal mister.
Le emozioni straordinarie che le ha regalato questo stadio. “Sono state emozioni fortissime. Ho fatto questo mestiere per l’emozione che il calcio riesce a dare, positive e quelle negative che vanno accettate. Questa serata c’è da incorniciare, per l’afeftto e l’amore che i tifosi mi hanno dimostrato. Sono contento che la squadra si sia fatta male nelle difficoltà, non hanno mai mollato, hanno compreso il mio linguaggio. Pochissime volte ho dovuto alzare la voce, la dice lunga sull’intelligenza di questo spogliatoio”.
A prescindere da come andrà, a 90 minuti dalla fine si gioca ancora la Champions. “Un fatto bello, sportivo, finché non è finita non è finita. Dobbiamo lottare e uscire dal capo cone oggi, consapevoli che abbiamo dato tutto accettando il risultato. Oggi avevamo iniziato bene, trovando il gol, pressando, dopo l’espulsione ci ciamo rilassati, come pensando che fosse facile. I giocatori del Milan hanno una qualità indescrivibile, forse sono i più forti, forse non sono riusciti a fare squadra. Quando si quadra, e lo possono fare in ogni momento, non ce n’è per nessuno. Siamo stati bravi a sfruttare poi l’uomo in più, cosa che nel primo tempo non siamo riusciti, erano più pericolosi loro che noi”.
Il motivo per cui ha rispolverato Paredes e Saelemaekers. “Perché avevo bisogno di un filtro davanti alla difesa e di due mezze ali che mi facessero da incursori, non da valletti a Paredes. Ho chiesto sia a Cristante che a Koné di allungare e di andare vicino agli attaccanti tra le linee. Quindi con Paredes avevamo bisogno anche di gestire la palla dietro, potevamo fare girare velocemente il pallone e con le imbucate lui poteva servire le punte o le mezze ali. Saelemaekers lo avevo visto bene, l’ho visto ispirato a Bergamo, oggi giocava contro la sua ex squadra e pensavo che mi potesse ripagare e infatti ha fatto una bellissima partita”.
La Roma ha la certezza dell’Europa, un risultato straordinario: che Roma lascia al futuro allenatore? “Lascio un gruppo solido. Giocatori che si allenano a mille all’ora, dal riscaldamento sono tutti pronti, reattivi, non voglio dire che sono amici ma convivono bene l’uno con l’altro. Mai una discussione, mai nulla. Chi arriverà potrà arrivare veramente bene”.
Una serata pregna di sentimenti, la più bella della sua carriera? “Sicuramente quello che ho vissuto con tutta quella curva, lo stadio, sicuramente è bella. Ma evidentemente ho ancora l’adrenalina dentro, me la godrò nei prossimi giorni quando rivedrò i filmati e le foto, è arrivata l’ora di rivedere la mia carriera. Datemi ancora qualche giorno”.
Col Torino sarà la panchina 501, come le tre cifre finali del codice fiscale di chi è nato a Roma. “È vero, ma non me ne frega niente. (ride, ndr)”.
Quale deve essere il segreto di un allenatore, di un manager come lei, per gestire certe cose? “Non so qual è il segreto. Io cerco di entrare in sintonia con la squadra. Io parlo poco ma credo nel dialogo, nella lealtà e nel rispetto reciproco. Io sono me stesso, parlo chiaramente in faccia, non ho paura di dire le cose. Mai ho rimproverato un mio giocatore dandogli la colpa di qualcosa. Si lavora per migliorare. Non so se è un segreto, ma cerco di tirare fuori il meglio da tutti. Si devono allenare col sorriso sulle labbra, poi si lavora duramente ma divertendosi. Sono sempre stato così dall’inizio della carriera, i fatti mi hanno dato ragione. Non sono stato un grande giocatore, ero un giocatore normale, col Catanzaro. Non mi sono mai dimenticato di come ero io e i miei compagni, e questo mi ha portato a rapportarmi con i giocatori”.
Il poeta diceva ‘Emoziono se mi emoziono’. Nel suo post-vita le mancheranno queste emozioni? “Il post vita? Mi faccia abbassare le braccia (ride, ndr). Sicuramente mi mancheranno, ma è giusto dire basta anche per il bene della Roma. Potrei restare ma no, c’è bisogno di un altro allenatore altrimenti perderemmo un anno. Non vorrei questo per la mia Roma”.
Roma-Milan, Mancini: “Prima mi partiva la scintilla, ora sono più lucido”
Se ti avessero detto a fine 2024 che a 90 minuti dalla fine la Roma sarebbe stata in corsa per la Champions cosa avresti pensato? “Vuoi la verità o una burla? A parte gli scherzi, il percorso da dopo il derby a oggi è stato qualcosa di unico. Perché 23 punti all’andata erano davvero pochi, ma noi ci siamo sempre detti di pensare partita per partita, lo giuro. Abbiamo cercato di pensare domenica per domenica, il mister è stato molto bravo a girare tanti calciatori, a farci recuperare le forze. Poi l’ultimo periodo, quando vincevi e non perdevi guardavi la classifica e dicevi ‘proviamoci’. Arrivare a 90 minuti così vicini è unico, siamo orgogliosi”.

Che valori lascia Ranieri? “Il gruppo è stato sempre unito dall’inizio dell’anno. Sapete tutti da settembre a novembre che periodo abbiamo passato, ma il gruppo non si è mai disunito, mai una discussione, mai nervosismo, sempre uniti per fare risultato. Poi nel calcio ci vogliono tante cose per vincere le partite. Il mister ha trovato un gruppo davvero sano e unito, ci ha messo tanto tanto del suo, negli allenamenti, nel farci stare sereni. Andavamo a Trigoria col mal di stomaco prima, la vivevi male come giornata, perdevamo. Lui è arrivato e ci ha messo tranquillità e serenità. Ci sono partite in cui abbiamo perso o pareggiato come Napoli, Tottenham e Atalanta, a volte anche se perdi le prestazioni ti fanno capire che ci siamo. Quello che abbiamo fatto è unico, Ranieri lascia la famiglia che siamo, un gruppo ancora più unito”.
Sai chi sarà il nuovo allenatore? “No, veramente, non lo so chi sia”.
Si conclude una stagione di grande continuità per te, forse la migliore. Quanto incide il cambio di posizione? “La continuità, diciamo che mi tocco (ride, ndr). A livello disciplinare sì, sono migliorato tanto, mi riguardo in tante partite, ne prendevo tanti di gialli, ancora posso migliorare, ho quei 2-3 secondi in cui mi parte la scintilla e sbaglio. Ma ora sono più lucido. La posizione cambia, da braccetto affrontavo esterni più rapidi di me, magari passava meno ossigeno in testa e partivano i seocndi di follia. Da centrale devo ragionare di più, anche lo spostamento mi ha responsabilizzato di più”.
Al posto di Spalletti ti chiameresti in Nazionale? “Decide Spalletti, ogni sua decisione è sacra. La Nazionale è unica per tutti, se vengo chiamato sono il primo a prendere il treno, altrimenti sono il primo a tifare. Le scelte vanno accettate nel bene e nel male”.
Il contatto con Gimenez, di nuovo scintille dopo Roma-Feyenoord. “Il contatto con Giemenz non c’era nulla, è stata un’azione di gioco in cui l’ho tenuto un pochino, ho visto la sua rezione della gomitata sul petto. Un gesto antisportivo, normale che sia punito”.
Se dovessi individuare la forza di Ranieri? “Non c’è un segreto, altrimenti sarebbe facile. Se le cose andavano bene non si è mai esaltato troppo. Ci ha sempre detto che avevamo la me… sopra alla testa e dovevamo respirare. Ha sempre parlato bene, si arrabbiava quando c’era da farlo, come a Como. Ha trovato l’equilibrio come un bravo padre sa fare, bastone e carota, dialogo, ha reso partecipi tutti i giocatori. Poi gli allenamenti fatti a 2000 all’ora, sempre giusti, potrei stare qui ore. Non ha responsabilizzato troppo, ci ha lasciati tranquilli, rimarcando che dovevamo sempre dare il massimo. Potevamo sbagliare gesti tecnici e gol, ma dovevamo dare sempre il massimo. Non c’è stata una cosa segreta precisa, è un insieme di cose. Lui è arrivato nel momento del bisogno, bisogna solo ringraziarlo, noi bravi a seguirlo. Ci metto anche il pubblico, ci è stato sempre vicino, sempre con la spinta in più. Quando è tutto insieme è veramente tosta batterci. Contenti di aver vinto l’uiltima casa, in vediamo l’anno prossimo all’Olimpico”.




















