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Ma perché Turchia-Italia 2-3 dovrebbe farci sentire fuori da tunnel (oltre che dal Mondiale)?

Va a finire che la vittoria in Turchia nella partita che non conta, per qualcuno improvvisamente è contata: e pure tanto

Siamo un Paese tristemente divertente. E per fortuna parliamo di calcio in tempi di guerra. Immaginando un mondo che viva solo di pallone (verrebbe da dire… magari), chi fosse calato ieri per la prima volta sul pianeta Italia – diciamo ieri sera verso le 22,45 – avrebbe pensato che la partita della Turchia fosse la più importante dell’anno per la nostra Nazionale e che averla vinta ci potesse aver spalancato le porte. Di che? Ecco fatto. Basterebbe che l’illuso piombato al suolo ieri alle 22,45 si girasse e incontrasse lo sguardo triste del disilluso che giovedì scorso era al Barbera per conoscere la verità vera.

Roberto Mancini © LaPresse

“Ma che ridi, la Macedonia ci ha battuto 1-0 e siamo di nuovo fuori dal Mondiale”. E allora questa vittoria in Turchia? Vale se vuoi mistificare. Se vuoi vedere la realtà non può servire a leggere il futuro sorridendo. Sembra una storiella fantastica quella che abbiamo provato a raccontare. E invece, ahinoi, è tutto vero. Al triplice fischio di Turchia-Italia finita 3-2 per gli azzurri – una partita che contava zero – si respira una fibrillazione positiva sinceramente inspiegabile. L’idea che sì, siamo ripartiti, che sì, questa è la risposta che serviva, che il ct Mancini è addirittura cattivo come non lo si era mai visto, pervade lo schermo. Tutto, con rispetto parlando, abbastanza surreale. Speriamo che lo stesso clima non pervada le teste e le intenzioni di chi il calcio italiano deve riformarlo veramente. Perché non serve creare una realtà in cui specchiarsi sentendosi rassicurati. Serve guardare il momento continuando a rammaricarsi.

Raspadori © LaPresse

Insomma la domanda vogliamo porla con forza proprio per contrastare questo clima da “tutto-molto-bene”. Cosa autorizza il nuovo ottimismo mediatico, cinque giorni dopo i toni da tregenda per il dramma sportivo che ci vedrà ancora fuori dal un Mondiale, quelli sì, specchio del momento sportivo che viviamo? A dicembre comunque quello che accadrà in Qatar lo vedremo alla tv da spettatori, forse anche un po’ disinteressati. E a questo punto sarà un intralcio al nostro amato campionato: oppure è evaporata anche la lamentela secondo la quale i club snobbano la Nazionale?

Va a finire che la vittoria in Turchia nella partita che non conta, per qualcuno improvvisamente è contata: e pure tanto. Quasi più della partita che contava vincere per andare al cospetto del Portogallo a giocarsi in posto in Qatar: e che non abbiamo vinto. C’è un clima di assoluzione preoccupante: perché dimenticare le riforme necessarie e pensare che basti un 3-2 a Konya in amichevole (perché era una amichevole: o no?????) significherebbe fare il male del calcio italiano. Sapete cosa ci rassicura un po’? Solo lo sguardo del ct che non sembrava così incline all’ottimismo. Speriamo basti. Ma se l’aria è quella respirata post Turchia, si salvi chi può.

Giorgio Alesse

RedazioneCM

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