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Coronavirus, Bollettino 9 aprile | Borrelli: “1979 guariti, 1615 contagiati”

Il Capo della Protezione Civile fa il punto sul COVID-19

CORONAVIRUS BOLLETTINO 9 APRILE BORRELLI / Angelo Borrelli, Capo della Protezione Civile, ha tenuto la consueta conferenza stampa per fare il punto della situazione sull'emergenza coronavirus: “Incremento di 1.615 in più rispetto a ieri. 3605 in terapia intensiva, con un calo di 88 unità. 28.399 i ricoverati con sintomi, calo di 86 unità rispetto a ieri. La maggior parte dei pazienti affetti da coronavirus sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi: 64.887, il 67% del totale. Nel solo mese di aprile è cresciuto di 8%. Oggi registriamo purtroppo 610 deceduti, mentre i guariti sono 1979 in più rispetto a ieri (28470 il totale). Le nuove persone contagiate rispetto a ieri sono 4304”. I tamponi fatti oggi sono stati 46244, (ieri 51680).

Prende la parola il professore Locatelli: “Negli ultimi cinque giorni, ben quattro si sono conclusi con un numero negativo di pazienti ricoverati rispetto al precedente. Per quel che riguarda il numero di pazienti ricoverati nelle terapie intensivi siamo a 5 giorni su 5 di un calo per rimarcare la riduzione della pressione sanitaria. C'è un'altra rivelazione che merita una sottolineatura: oggi, pur nel numero ancora importante di decessi registrati, ci sono dieci regioni – principalmente al centro-Sud – più una provincia autonoma, con numero inferiore alle dieci unità. Un successo importante da attribuire alle misure di restrizione oltre che alle capacità di tutto il sistema sanitario. Poi si è andati avanti nella costruzione dello studio di sieroprevalenza: c'è tata una teleconferenza proficua per condividere un modus operandi per cercare di attivare questo studio, su cui vi è largo consenso e di questo siamo tutti particolarmente grati”. 

“Ci avviciniamo a Pasqua e Pasquetta: ognuno di noi deve adeguarsi e rispettare le indicazioni in prospettiva di responsabilità personale. Voglio ricordare le polizie locale che svolgono un ruolo importante nel monitoraggio e prevenzione e un'altra categoria importante – il cui lavoro è assolutamente utile soprattutto per i più fragili e indifesi – gli operatori socio-sanitari”. 

FASE DUE E REGIONI MENO A RISCHIO – “Parto dai profili lavorativi meno a rischio: proviamo a fare esempi degli estremi opposti. Gli assistenti di poltrona sono fortemente esposti ad un rischio, chi lavora invece alla cura dei boschi rappresenta una categoria professionale dove il rischio di contagio è più basso. Tutte queste riflessioni sono l'ordine del giorno di ogni valutazione del comitato tecnico scientifico perché sentiamo in maniera chiara e importante il bisogno di poter fornire indicazioni utili alla politica per intraprendere decisioni sulla fase 2. Nella prima categoria di soggetti posso anche citare i parrucchieri. Per la gestione delle diverse Regioni: ci sono un paio di argomenti che vanno in direzione opposta in chiave interpretativa. E' ovvio che in una Regione che ha un'alta incidenza di diffusione, il rischio di contagio è più elevato. Di converso, in una Regione dove il tasso di incidenza epidemica è più basso, ragionevolmente è ipotizzabile che il numero dei soggetti che non ha avuto una protezione anticorpale sia decisamente più alto e ci sia una maggior proporzione di soggetti che possono essere più suscettibile ad una acquisizione del virus. Un'interpretazione personale è che le politiche che verranno scelte dal decisore dovranno avere più un carattere di ordine nazionale che regionale, magari puntando sui profili di rischio dei lavoratori”. 

“Ci saranno sei fasce di età, saranno definiti un numero limitato di profili lavorativi e delle differenze regionali. Per i test sierologici: ne verrà scelto uno con elevata sensibilità, elevata specificità, applicabilità larga su tutto il territorio nazionale e sulla rapidità di realizzazione dell'esame”.

ASILI E MATERNE – “Faccio due riflessioni: è prematuro allo stato attuale anche solo ipotizzare scelte per uno scenario indicativo di settembre. Come auspicio le dico che spero che a settembre questo tipo di problema non dovrà porsi visto che stiamo facendo di tutto per ridurre l'indice di contagiosità. Queste valutazione andranno aggiornate in itinere. La scelta relativa tra didattica frontale piuttosto che no spettano a ministro dell'Istruzione e presidenza del Consiglio”.

 

 

Bruno De Santis

Napoletano, giornalista professionista dal 2006. Il calcio prima di tutto: poco bravo con i piedi, un po' di più (si spera) con la penna.

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