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Giampaolo e la scomoda etichetta di ‘maestro’: quanti flop in Serie A

Da Orrico a Terim passando per De Boer, Maifredi e Tabarez: storie di rivoluzioni fallite

SERIE A GIAMPAOLO MAESTRO / “Testa alta e giocare al calcio”. Era stato questo il motto di mister Marco Giampaolo all'arrivo al Milan. Primo passo verso l'inizio di una nuova era, in contrapposizione alla rivale cittadina che con Antonio Conte, invece, vuole andare avanti a “testa bassa e pedalare”. Ecco. Sono passate sei giornate di campionato, più una in Champions League per l'Inter, e il confronto è impietoso: quattro sconfitte in sei giornate per Giampaolo, sei vittorie su sei più il pareggio in Europa per Conte. Lo spettro dell'esonero, dunque, in casa rossonera si fa sempre più ingombrante, così come la bocciatura pesante dell'ennesimo progetto tecnico che avrebbe dovuto segnare la svolta.

Atteso e osannato per il suo calcio più votato alla qualità ed al bel gioco, sbarcato sul pianeta Milan con paragoni ingombranti e sponsorizzazioni di un certo peso, l'etichetta di 'Maestro' ha finito per colpire anche Giampaolo che al momento di misurarsi con la pressione di un ambiente come quello milanista ha fin qui fallito. Ma non è di certo il primo caso di questo genere a cui assistiamo in Serie A. Sempre al Milan ricorderanno infatti con ogni probabilità l'arrivo dell'uruguaiano Oscar Tabarez, tra i primi a meritarsi il nome di 'Maestro' ma senza successo: esordio con sconfita in Supercoppa Italiana nel 1996, poi le dimissioni il 1° dicembre. Cinque anni dopo la storia si ripete con Fatih Terim, che ispirato dal calcio totale di Rinus Michels viene sostituito da Ancelotti già al 5 novembre.

All'Inter il caso emblematico, invece, è quello di Corrado Orrico. La risposta nerazzurra ad Arrigo Sacchi, chiamato in nerazzurro dopo l'exploit con la Lucchese. Risultati scadenti in Europa e campionato, al termine del girone d'andata passa il testimone a Luisito Suarez. Più recente invece il flop di Frank de Boer, scelto da Suning appena arrivato per dare alla nuova creatura nerazzurra un'identità innovativa e più spettacolare valorizzando alcuni giovani talenti. Finì per spaccare lo spogliatoio, incassare 7 sconfitte in 14 partite e meritare l'esonero in 84 giorni.

A Roma si ricorda poi il grande ritorno di Zdenek Zeman dopo la parentesi spettacolare a Pescara. In carica dal 1° luglio 2012, la sua rivoluzione durò fino al 2 febbraio quando lascia la formazione giallorossa all'ottavo posto. Chiudiamo quindi con la Juventus, che si affidò a Luigi Maifredi scelto dopo l'ottima avventura a Bologna: subito sconfitto (5-1 dal Napoli) in Supercoppa, poi un buon girone d'andata ed il tracollo nel ritorno, con il 7° posto finale e la mancata qualificazione all'Europa che arrivava da 28 anni consecutivi. Ora i bianconeri ci riprovano con Sarri, sperando di invertire il trende dei flop.

Lorenzo Polimanti

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