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Roma, Totti: “Restare a vita la mia più grande vittoria. Vi racconto il rapporto con i tifosi”

Il dirigente giallorosso, ospite a ‘Che tempo che fa’, ha anticipato alcuni temi della sua autobiografia

ROMA TOTTI AUTOBIOGRAFIA / Reduce dalla pessima trasferta di Bologna, dove ha seguito la squadra insieme alla dirigenza giallorossa, Francesco Totti è intervenuto negli studi di “Che tempo che fa”, programma in onda su 'Rai 1'. L'ex capitano della Roma è tornato a parlare del giorno del suo addio al calcio: “Un giorno differente da tutti gli altri. Sapevo che era la fine di una carriera che ho sempre voluto terminare a Roma fin da bambino. Potevo anche andarmene, ma il cuore, la testa e l'amore verso questi colori hanno fatto sì che scegliessi la Roma per sempre. Mi posso reputare fortunato sotto tutti i punti di vista”. Sulla lettera d'addio: “Non è stato facile leggerla. Già a casa quando la leggevo piangevo. Poi venivano Cristian e Chanel e non volevo farmi vedere piangere, ma non ci riuscivo (ride, ndr)”. Il prossimo 27 settembre, al Colosseo, sarà presentata la sua autobiografia: “Intanto ringrazio la Rizzoli per avermi dato la possibilità di scrivere. Poi ringrazio Paolo Condò che mi è stato un anno dietro. Faremo l'evento al Colosseo perché il ricavato sarà devoluto in beneficenza al Bambin Gesù”.

Roma, Totti si racconta a “Che tempo che fa”

Un curioso aneddoto, poi, sul rapporto Totti-tifosi: “Un giorno andammo in visita al carcere di Rebibbia e un ragazzo gesticolava, spingeva e urlava per farsi una foto con me. Successivamente sono venuto a sapere che sarebbe dovuto uscire una settimana prima e si è fatto altri sette giorni di carcere solo per incontrarmi”. Il dirigente giallorosso ha poi svelato un ulteriore aneddoto riguardante un frate cappuccino: “La settimana dopo la vittoria dello scudetto eravamo in un ristorante a Testaccio. Si sparge la voce che ero lì e l'unico modo per scappare era arrampicarsi in un convento di frati cappuccini. Dopo che abbiamo scavalcato ci ha trovato questo frate che ci ha chiesto spiegazioni. Gli ho dovuto dire che era l'unico modo per scappare senza farsi prendere d'assalto. Lui alla fine ci ha fatto passare, ma prima mi ha chiesto se potevamo farci una foto”. Un ricordo, poi, del primo gol con la maglia della Roma contro il Foggia: “Che ricordi. Dopo aver visto la palla entrare volevo fare mille cose, ma poi non ne ho fatta nessuna. Non disputammo una grande partita. Nel secondo tempo il Foggia fece una grande partita. Io entrai spensierato, non sentii la pressione”.

Enrico Pecci

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