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Italia, Ventura: “All’Ikea non compro più. Ora tifo Mancini, ma…”

Le parole dell’ex commissario tecnico

ITALIA VENTURA / A dieci mesi dallo shock dell'eliminazione ai playoff del Mondiale per mano della Svezia, l'ex commissario tecnico dell'Italia Gian Piero Ventura ha parlato ai microfoni di 'Rai Radio 1' in vista del ritorno in campo degli azzurri di Roberto Mancini nella nuova Nations League, facendo il punto sui temi caldi del calcio italiano.

ESTATE – “Dopo tanti anni ho vissuto un’estate lunga, è un’esperienza nuova che mi ha dato la possibilità per riprendermi e ridarmi lo sprint di adrenalina. Quello che è successo è qualcosa di epocale, ma al di là delle varie motivazioni è un discorso che ho dovuto chiudere perché ne voglio aprire uno nuovo prima possibile”.

SERIE A – “È prematuro parlare perché come tutti gli anni si parte con mille commenti. L’anno scorso il Milan era una delle grandi pretendenti allo scudetto dopo il mercato e passati tre mesi era un fallimento per tutti. Adesso diremmo delle banalità, perché la Juventus con Cristiano Ronaldo è per forza la favoritissima. Il Napoli ha recuperato Milik ma ha perso Jorginho e Reina che sono perdite pesantissime. Ancelotti è arrivato e non è l’allenatore del Napoli, ma il nuovo allenatore del Napoli. A lui va dato il tempo necessario per intervenire con le sue capacità. Roma e Inter le ambizioni sono sempre le stesse, ma la partenza è stata deficitaria. Soprattutto le inseguitrici hanno un po’ deluso in questo avvio. Siamo nella normalità più assoluta con la Juventus che va avanti e le altre che devono rimboccarsi le maniche per fare qualcosa di storico, cioè togliere lo scudetto alla Juve”.

NAZIONALE – “Sono tifoso della Nazionale da sempre, per me ha un valore, l’azzurro è un valore che pesa quindi la guarderò con grande passione e tifo per Mancini, che ha il materiale ma deve essere messo in condizione di lavorare. La guarderò da vero tifoso”.

GIOVANI – “Giocano poco? Questo problema c’era anche prima. I giovani italiani giocano poco e fanno poche coppe internazionali e l’esperienza internazionale te la fai solo giocando. Io continuo a dire che c’è un’infornata incredibile di giovani potenziali talenti e quando avranno l’opportunità di esprimersi sarà solo un bene per il calcio italiano. Il grande problema dell’Italia è che il risultato diventa prioritario e sono pochi quelli che ci mettono la faccia facendo giocare i giovani. C’è un’infinità di giocatori italiani che non stanno giocando ma potrebbero diventare lo zoccolo duro della Nazionale, che è quello che servirebbe all’Italia. Gasperini ne ha fatti giocare un’infinità, ma è evidente che a livello di società che puntano allo scudetto non hanno il tempo di far maturare un giovane. O fa la differenza subito o si manda altrove. Non è per forza colpa dell’allenatore, a volte è il sistema che ti porta a fare certe scelte”.

ZANIOLO E PELLEGRI CONVOCATI – “Io credo che sia soprattutto per vederli di persona, non credo ci siano strategie o pensieri di poterli sfruttare nell’immediato. In realtà veniva fatto anche da noi, avendo pochissime finestre a disposizione facevamo gli stage per vedere da vicino giocatori come Chiesa che stavano crescendo. Mancini eliminando gli stage allarga le convocazioni. Penso sia solo la voglia di verificare da vicino questi giovani”.

CAIRO – “Ogni tanto c’è l’occasione di sentirci. Abbiamo vissuto esperienze importanti. Mentre facevamo la cavalcata dalla Serie B all’Europa e facevamo plusvalenze a non finire. Non compravamo per fare risultati ma facevamo risultati per vendere quello che stavamo costruendo. Il Torino credo che insieme a Sassuolo e Milan abbia fatto la migliore campagna acquisti di questo campionato. Credo che Sassuolo e Torino saranno le grandi sorprese del campionato”.

ITALIA-SVEZIA – “Ho la coscienza a posto, sono una persona seria, corretta e professionale. In compenso non vado più all’Ikea a comprare roba (sorride, ndr)”. 

TAVECCHIO – “Non l’ho mai più sentito e mi fermo qui”.

ALLENARE LA NAZIONALE – “In Nazionale hai zero tempo per allenare o organizzare una squadra. Seconda cosa quando anni fa c’erano i blocchi, con otto giocatori che giocavano in una sola società, in quel contesto inserivi i tre migliori del campionato. Oggi i blocchi non ci sono più perché c’è una media di 1-2 italiani per squadra quando va bene e ogni squadra gioca nel suo modo. Non puoi quindi accontentare come giocano nei loro club. Sarebbe bello poter organizzare e avere il tempo per poter allenare. Ma ho scoperto che è quasi impossibile allenare, devi gestire, selezionare”.

SVEZIA – “Contro la Svezia è stata vista la partita del dramma, era la partita che in due partite la Svezia non ha mai tirato in porta. Buffon non ha mai toccato la palla, il pallone è andato dentro con una deviazione e noi abbiamo preso pali, sbagliato gol a porta vuota. Il calcio è fatto di episodi. Nel calcio la prima cosa che insegnano nel settore giovanile è che si vince e si perde in 11. La squadra è prioritaria, è evidente che quando si vince non vince un singolo e quando perde non perde solo l’allenatore”.

Lorenzo Polimanti

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