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Roma, Monchi: “Plusvalenze necessarie per superare i propri limiti”

Le dichiarazioni del direttore sportivo giallorosso

ROMA MOCHI / Il direttore sportivo della Roma Monchi ha parlato a 'Fox Sports' di diversi argomenti. Si è partiti dal suo modo di lavorare: “Dani Alves rappresenta la filosofia di lavoro che mi piace: acquistare un calciatore semi sconosciuto, aspettare che si adatti al gioco di una squadra europea, aiutarlo a conseguire un livello ottimo e fare plusvalenza. Questa è la strategia per avere una squadra ad un livello più alto delle proprie possibilità. Oggi la scelta di un giocatore è un mix tra computer e occhio. La scelta finale deve sempre avere un passaggio finale che è la visione di un giocatore. Il tempo è fondamentale, anticipare le altre squadre è fondamentale. In questo l'utilizzo dei big data è la chiave. C'è una fase in cui non si può sbagliare: conoscere il profilo del giocatore di cui l'allenatore ha bisogno”. 

DI FRANCESCO – “Non solo a me, ma a molti direttore sportivi, inizò a richiamare l'attenzione una volta che il Sassuolo iniziò a fare grandi cose. Era un allenatore che già prima della Roma avevo notato, già seguivo”. 

ROMA – “L'ambientamento va bene. Ho scoperto che Monchi doveva cambiare. Sono contento per l'accoglienza e la fiducia che mi ha dato la società”. 

UNDER– “Giovane, la prima volta che lasciava il suo paese: aveva bisogno di tempo. Di Franccesco ha saputo dargli in ogni momento ciò di cui necessitiva. Anche il giocatore ci ha messo la sua parte: un ragazzo introverso che si è aperto un po' alla volta. Credo che siamo sulla strada giusta”. 

TOTTI – “Francesco ha una capacità, un raggio di influenza e una credibilità così grande che la Roma deve sicurmente deve utilizzare. Sarebbe assurdo, vere un superoe e non utilizzare i suoi poteri”. 

CESSIONI – “La Roma vende come tutte le società del mondo, ma non si vende perché lo si vuole, ma perché ci sono norme che obbligano a fare questo per generare una plusvalenza e tenere il livello della squadra alto”. 

Bruno De Santis

Napoletano, giornalista professionista dal 2006. Il calcio prima di tutto: poco bravo con i piedi, un po' di più (si spera) con la penna.

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