BOLOGNA ROMA MIRANTE / Il portiere del Bologna Antonio Mirante ha rilasciato alcune dichiarazioni a 'Il Messaggero':
BOLOGNA-ROMA – “Se mi sono fatto ammonire apposta contro la Lazio per saltare la Roma? È il nervosismo dei tifosi, lo capisco: a volte ti fa dire di tutto. Ero diffidato e sono stato ammonito. Non posso credere che qualcuno pensi davvero che non so quello che faccio. Nella gara con la Lazio a me interessava portare punti a casa. Era un rischio, farsi ammonire. Tanto è vero che mi sono arrabbiato. Avrei potuto beccare un altro cartellino. Se avessi voluto prendere un'ammonizione, l'avrei presa alla fine. Ma non è proprio nel mio modo di pensare”.
LA JUVENTUS – “Buffon è in una fase di decisione. Quando smetterà ci renderemo conto di aver avuto la fortuna di vedere il portiere più forte di tutti i tempi. (…) Sono arrivato a Torino in un momento in cui il settore giovanile della Juve era davvero forte. Investivano nei giovani. Era l'anno di Ancelotti, il 2000. Quando ci chiamavano in prima squadra durante la settimana, era una partita anche l'allenamento. Era alto livello. Tutto. Sono andato via perché avevo bisogno di continuità. Avendo davanti Buffon, non potevo averla”.
DONNARUMMA – “È un ragazzo che conosco da tempo. È nato nella mia scuola calcio. Mio padre allenava quei ragazzi e mi diceva che c'era un fenomeno. Nessuno pensava che Gigio fosse così precoce, ma bisogna dire che il Milan è stato coraggioso a buttarlo in campo. Lui ha la scintilla. E ha sia la testa sia il fisico. Non è sopravvalutato. Deve lavorare, sì, ma ha tanta qualità. Raiola? Con un fenomeno come Donnarumma, non credo ci sia bisogno di un procuratore fenomeno. Anzi, viste le sue qualità, avrebbe poco bisogno di un procuratore”.
NAZIONALE – “È un capitolo che ho vissuto con piacere, ma non è un ricordo bello per me. È una questione di scelte e le scelte non le giudico. Sono stato pre-convocato per il Mondiale del 2014 e per gli Europei del 2016. Forse meritavo di giocare una competizione importante, ma non sono andato per scelte tecniche, credo. È un rammarico grande”.
ASTORI E IL PROBLEMA AL CUORE – “C'è stato uno smarrimento nello spogliatoi. Un senso di impotenza, di vuoto, che ci ha coinvolti in prima persona. Io ho conosciuto Davide in Nazionale. Questa tragedia ci ha toccato perché è stato un episodio che lo ha coinvolto nella nostra quotidianità. In un ritiro… Mi sono sentito indebolito. A volte la notorietà, lo star bene, gli allenamenti ti fanno credere invincibile. Vedere una cosa del genere, per me che ho avuto quel problema, mi ha indebolito. Ancor di più per il ragazzo che era. La sua testimonianza. Era uno di noi, Davide. A volte non mi capacito di come la Fiorentina faccia ad andare avanti. Il problema al cuore nel 2016? Ho trovato un equilibrio quando ho capito le cose si stavano sistemando. Inizialmente ho avuto lo sconforto di chi pensa di dover smettere di giocare. Di chi pensa a un problema serio di salute. Ti cadono addosso mille pensieri. Però ricordo bene una cosa. Ero a casa, dopo le prime visite. Mio padre mi ha detto: Ti vedo giù, sei sconfortato. E poi. Hai 32 anni, hai giocato tanto in Serie A, ti puoi ritenere fortunato. Se hai un problema ti fermeranno, magari non giocherai più. Però ritieniti fortunato”.
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