ITALIA INGHILTERRA ZOLA / Sono passati 21 anni da quel gol che permise all'Italia di espugnare Wembley e battere l'Inghilterra. Due decadi dopo Gianfranco Zola si è soffermato sul momento che sta vivendo il nostro movimento calcistico, paragonandolo a quello britannico dove il fantasista sardo ha incantato con la maglia del Chelsea: “È la realtà. Siamo fuori dal Mondiale. Ma non perderei tempo con queste considerazioni e guarderei avanti. È il momento di ricostruire. Dobbiamo porre le fondamenta per riportare il nostro calcio ad alti livelli. Ripensare a quello che è accaduto non ha ormai più senso”, ha spiegato 'Magic Box' attraverso le colonne de 'La Gazzetta dello Sport'.
VALORI – “E' un dato inequivocabile: non abbiamo più giocatori di valore internazionale. La domanda sorge quindi spontanea: perché non produciamo più campioni? Perché in Italia, a parte Insigne e Verdi, che non ha ancora trovato spazio in Nazionale, non abbiamo giocatori capaci di saltare l’uomo? In tre parole: mancano i talenti”.
MOTIVI CRISI – “Penso che gli elementi base nel calcio siano due: vivai e dilettanti. Nei vivai, ha prevalso negli ultimi anni il concetto di vincere e non quello di formare. I settori giovanili sono pieni di stranieri perché si punta sui risultati e non sulla crescita dei talenti. I dilettanti e gli oratori erano una volta un serbatoio formidabile. Gli oratori non esistono più, mentre i campionati dilettanti sono stritolati dalla crisi economica e da regole troppo rigide. Perché dare uno spazio obbligatorio agli Under 18 e ridurre le possibilità alla fascia d’età tra i 21 e i 25 anni? La maturità psicofisica non è uguale per tutti. Chi ha tempi più lunghi non ha possibilità. Un caso Torricelli oggi non è pensabile”.
ECONOMIA – “Declino Italia coincide con crisi economica? Non c’è dubbio. Siamo un paese in difficoltà e il calcio non può essere un'isola felice. Abbiamo problemi generali che, inevitabilmente, si riflettono nello sport”.
MODELLO RINASCITA – “Guarderei alla Germania. Dopo la riunificazione, lo stato tedesco ha attraversato un momento difficile e anche il calcio è scivolato nella depressione, con un decennio abbastanza grigio, tra la metà degli anni Novanta e il Mondiale 2006. La Germania calcistica ha però avuto la forza di interrogarsi su se stessa, di compiere autocritica e di programmare la rinascita”.
FUTURO – “Una chiamata dalla Federazione? Se avessi la percezione di essere davvero utile, sarei pronto a dare una mano”.
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