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Napoli, dal turnover alla stampa: Sarri, così no!

Non solo bel gioco: nella gestione della rosa e nella comunicazione il tecnico azzurro ha commesso degli errori

NAPOLI ERRORI SARRI / Settanta punti in ventotto partite, 62 gol fatti (terzo attacco della Serie A), 19 subiti (seconda difesa): con questi numeri qui mettere sul banco degli imputati il Napoli per il sorpasso subito dalla Juventus è al limite del gioco d'azzardo. La corazzata guidata da Allegri sta avendo un ritmo forsennato che potrebbe anche portare a superare il record di 102 punti detenuto dai bianconeri, epoca Conte. Eppure qualche imperfezione da parte di Sarri non è difficile da individuare: dall'area comunicazione a quella più strattamente tecnica, l'allenatore di Figline qualche errore lo ha commesso. E se è azzardato mettere sotto proccesso un tecnico che sta raccogliendo risultati importanti sul campo, riscuotendo consensi un po' ovunque e il cui lavoro è apprezzato anche oltre i confini italiani, non lo è mettere in evidenza i limiti evidenziati nei tre anni di Napoli. 

Il più appariscente è sicuramente legato alla comunicazione: Sarri davanti ai microfoni pecca. E non è tanto (o non soltanto) il problema del linguaggio spesso colorito utilizzato dall'allenatore. Il modo di porsi davanti a telecamere e taccuini di Sarri è spesso improntato allo scontro, le analisi delle partite peccano di 'giustificazioni': ogni risultato negativo ha un capro espiatorio spesso 'esterno', dal campo alla pioggia, dall'arbitro al calendario. 

Napoli, il sorpasso Juve e gli errori di Sarri

Errori non soltanto fuori dal campo ma – sembra strano dirlo davanti a un percorso come quello degli azzurri – anche sul terreno di gioco. Al primo posto sicuramente la gestione della rosa: quella del Napoli non è a livello della Juventus, ma Sarri si è 'interstadito' sui soliti 13-14 giocatori, fino a spremerli. Certo gli infortuni di Ghoulam e Milik hanno complicato le cose ma la gestione delle seconde linee non è sicuramente tra i pregi del tecnico partenopeo. Così dalla panchina alla richiesta di cessione il passo è breve, mentre in ottica calciomercato, approdare a Napoli diventa una scelta complicata da compiere per chi sa che ribaltare le gerarchie precostituite è impresa al limite dell'impossibile. Il caso emblematico è quello di Diawara: quando è arrivato, trovando continuità ha sfoggiato prestazioni degne di note, poi è finito nel dimenticatoio e il suo rendimento è sensibilmente calato. Sicuramente colpevole anche lui, certamente togliere dal campo un Jorginho in stato di grazie non è impresa semplice, ma le occasioni per provare a 'recuperare' il ghanese ci sono state e non sono state sfruttate. 

Poi c'è l'altro capitolo caldo, la questione coppe: davvero il Napoli non poteva reggere su tre fronti? Come si può rinunciare in maniera 'pubblica' – fin dalla prima giornata di Champions Sarri ha parlato di preferenza 'inconscia' per il campionato – a provare ad andare avanti in coppa Italia ed Europa League. Certo non sarebbe stato facile, probabilmente qualche punto in campionato lo si sarebbe perso, ma il doppio confronto contro il Lipsia è stato l'esempio lampante di come questo Napoli avrebbe potuto fare strada anche in Europa League. Questione di dettagli, di imperfezioni da limare: perché quanto fatto sul campo resta, lo spettacolo offerto spesso è da spellare le mani, ma per il salto di qualità occorre lavorare anche sugli errori che arrivano dalla panchina. Dentro e fuori dal campo. 

Bruno De Santis

Napoletano, giornalista professionista dal 2006. Il calcio prima di tutto: poco bravo con i piedi, un po' di più (si spera) con la penna.

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