ROMA SIVIGLIA MONCHI / Ospite alla fiera della piccola e media editoria 'Più libri più liberi', Monchi ha presentato la sua biografia edita da Fandango, con la prefazione di Francesco Totti. Ai cronisti intervenuti all'evento, tra i quali l'inviato di Calciomercato.it, il ds della Roma ha rilasciato alcune dichiarazioni: “Non avrei mai immaginato di fare il ds. Il Siviglia era vicino al fallimento e per senso di responsabilità ho detto sì. Il mio metodo ha due aspetti importanti: il lavoro e il rapporto diretto con giocatori e allenatore. Questa è la mia forza”.
Monchi ha poi parlato del suo approdo in giallorosso: “Il mio primo obiettivo era capire la Roma. Ho avuto la fortuna di avere vicino persone che dal primo giorno me l'hanno spiegata. Oggi sono contento di lavorare qui. Non era facile, avevo paura e il primo mese è stato difficile: era la prima volta che lavoravo fuori da Siviglia. Perché la Roma? Ho immaginato che qui potevo trovare un posto simili e Siviglia. E non ho sbagliato: lavoro con la stessa autonomia. Avevo offerte da club con nomi più importanti. Ma avevo dato la mia parola ed ero convinto che questo fosse il posto più adatto al mio modo di lavorare”.
Continuando sugli argomenti di casa Roma, Monchi ha parlato della cessione del giovane Paredes allo Zenit San Pietroburgo: “Aveva ancora margini? Sono d'accordo ma qualche volta il ds deve fare ciò di cui il club ha bisogno. Non sempre arriva l'offerta per il giocatore che tu vuoi vendere. Poi le parti sono due: Leo voleva giocare sempre e qui era difficile. Con l'allenatore abbiamo deciso questa cessione”. Inevitabile una domanda su Totti: “Il rapporto è buono. Sono arrivato nel momento più difficile ma lui mi ha facilitato – prosegue Monchi – Non era facile far uscire la notizia del suo ritiro alla mia prima conferenza. Ora stiamo lavorando insieme e siamo contenti: comincia a capire qualcosa che per lui è nuovo. Possiamo fare cose impirtanti”. Nel corso del suo lungo intervento, Monchi ha parlato anche della scelta di prendere Di Francesco come allenatore, augurandosi poi una lunga permanenza di Florenzi.
IL SIVIGLIA – “Dopo aver vinto la prima Europa League col Siviglia, quando siamo tornati tutti festeggiavano e io ho detto al presidente che avevamo un problema: che dal giorno dopo tutti avrebbero voluto un altro titolo. Dani Alves? La fase di possesso cominciava con lui, non avevano bisogno di un centrocampista di costruzione. Lo abbiamo scoperto in un sudamericano nel 2003: ora ci sono 140 squadre accreditate, all'epoca c'era solo il Siviglia. Lui giocava per 3. Mi hanno mandato un cd e l'ho preso subito. E' stato l'acquisto non so se più importante ma che dimostra come lavoriamo. Per me sono fondamentali gli osservatori: ora sono 10 ma stiamo crescendo. La Roma ha sempre lavorato bene ma stiamo costruendo una direzione sportiva più simile alle mie idee”.
IL RETROSCENA – “Van Persie? Nel 2003 non si è presentato all'appuntamento per firmare il contratto. Poi abbiamo scoperto che Wenger lo aveva chiamato per bloccarlo e poi è andato all'Arsenal”.
Dall'inviato Andrea Corti (@cortionline)
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