INTER CARINI / Torna su Calciomercato.it la rubrica 'Che fine ha fatto?', che ha come scopo quello di riportare all'attenzione dei tifosi interisti e non solo
i giocatori che in passato hanno indossato la maglia nerazzurra scomparendo poi dai radar. Le news Inter di oggi ci portano a parlare del portiere uruguaiano Fabian Carini.
Nell'agosto 2004 il portiere uruguaiano si trasferisce all'Inter nell'ambito del discusso, prima ma soprattutto dopo, affare Fabio Cannavaro con la Juventus da circa 11 milioni di euro più, appunto, il cartellino del calciatore di Montevideo all'epoca poco più che 24enne. Due anni dopo, a seguito della vittoria del Mondiale in Germania, il difensore vinse il Pallone d'Oro. E pensare che a Milano era sempre infortunato… In nerazzurro Carini finisce fin da subito ai margini. Nella prima metà della stagione va sempre in tribuna, eccetto che nelle gare una di seguito all'altra contro Anderlecht (Champions League) e Messina (Serie A) che disputerà da titolare. Nella seconda perlomeno in panchina, collezionando altre tre presenze dal primo minuto in campionato contro Atalanta, Parma e Lecce e quattro in Coppa Italia. In panchina nella finale, vinta dall'allora squadra di Mancini, a gara doppia contro la Roma. Conclude la stagione, l'unica davvero degna di qualche nota, con 9 presenze e 5 gol subiti.
Carini è chiaramente un flop di mercato – nel frattempo Cannavaro vince lo Scudetto con la Juventus, poi cancellato a seguito dello scandalo Calciopoli, da assoluto protagonista – nonostante sia un portiere stimato e nel giro della Nazionale maggiore (74 presenze in tutto). Dopo un solo anno l'Inter decide di cederlo in prestito al Cagliari, dove dopo un buon inizio finisce in tribuna fino al termine del campionato. Per un totale di sole 8 partite disputate. Torna alla Pinetina restandoci per altri dodici mesi in cui non vedrà mai il campo. Quattro volte finisce in panchina, le restanti in tribuna. Un 'caso' misterioso più di quello Gabigol… Nel 2007 'risolve' il contratto con un'Inter fresca di primo Scudetto sul campo, che mancava dal lontano 1989, trasferendosi a costo zero al Real Murcia. Due anni in Spagna, tra Liga e Segunda, non diversi da quelli italiani prima del passaggio ai brasiliani dell'Atletico Mineiro. Al termine dell'anno calcistico anno ecco un nuovo trasloco, stavolta per far ritorno a casa, al Penarol. E' a difesa della porta dei gialloneri fino ad aprile, quando retrocede al ruolo di riserva. A dicembre del 2012 lascia di nuovo l'Uruguay per il Deportivo Quito, una delle squadre più importanti dell'Ecuador. Ritorna in Patria nel 2014 per indossare la maglia della – guarda caso – Juventud, il club in cui staziona più anni (ben 3, per complessive 72 presenze) e dove chiuderà la carriera, spinto da problemi alla schiena, a 37 anni.
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