ITALIA PRANDELLI SENATORI DIMISSIONI / ROMA – “Prima delle domande voglio dire una cosa: ho parlato col Presidente federale, con Albertini e con Valentini. Visto che il progetto tecnico è di mia responsabilità, rispondo del fallimento. Ci siamo ritrovati ad essere trattati come se fossimo un partito politico, come se rubassimo soldi ai contribuenti. Io non ho mai contrattato il mio contratto, non ho mai rubato i soldi, anche per questo do le dimissioni. Ho sempre pagato le tasse, esco a testa alta. Non voglio sentirmi dire di rubare soldi ai contribuenti”: con queste parole Cesare Prandelli, pochi minuti dopo la disfatta mundial contro l’Uruguay, ha annunciato le sue dimissioni da Ct della Nazionale. Ma secondo quanto riporta l’edizione odierna de ‘La Gazzetta dello Sport’ i reali motivi della decisione del Ct sarebbero (anche) altri.
PROGETTO – Da subito nella sua avventura azzurra Prandelli ha stretto un patto con il gruppo, convincendolo a sottoscrivere il suo progetto di bel gioco e di comportamenti etici. Tutto è filato liscio fino all’Europeo del 2012, dopo il quale si è deciso di rinunciare a Cassano, protagonista in Ucraina e Polonia di alcuni comportamenti disallineati. La mancanza di alternative, con gli infortuni di Pepito Rossi e il rendimento altalenante di Insigne ed El Shaarawy ha convinto Prandelli a richiamare il talento barese, mentre è stata confermata la fiducia anche a Balotelli nonostante la non esaltante stagione nel Milan tanto da essere diventato un possibile protagonista del calciomercato.
RITIRO – Anche sulla scelta di Mangaratibia il Ct non ha trovato consenso unanime, con la Federcalcio che avrebbe gradito una sistemazione più accessibile a sponsor e tifosi, con una minore presenza di parenti.
EPILOGO – Queste incomprensioni e tensioni sono letteralmente esplose nel post partita di Natal, quando due senatori come Buffon e De Rossi hanno deciso di non lavare i panni sporchi in casa attaccando duramente Balotelli. Tali critiche alle scelte di Prandelli sono suonate come una vera e propria delegittimazione, e proprio questo ha convinto il Ct a rassegnare le sue dimissioni. Il patto era rotto, e Prandelli ha deciso di pagare le sue scelte, rivelatesi errate.
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