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Juventus, Tevez: “Non penso alla 'dieci'. Il mio sogno…”

L'attaccante argentino si e' inserito alla perfezione nell'ambiente bianconero

JUVENTUS TEVEZ / TORINO – Subito protagonista. Carlos Tevez ha mantenuto le promesse, ritagliandosi immediatamente uno spazio di primo piano con la maglia della Juventus: “È come una grande famiglia. Andiamo tutti molto d'accordo. Tra i compagni, con i tifosi, con la gente, ci troviamo tutti bene – ha detto l''Apache' argentino alla rivista 'Hurrà Juventus' -. Ciò fa sì che ci sia unione, che questo gruppo sia una vera squadra e che la Juventus cresca giorno dopo giorno. Il mio sogno è adesso. È oggi. È stare nella Juve, vivere questo presente stupendo. Non posso chiedere di più. Lo vivo giorno dopo giorno. Desidero ciò che ho, stare nella Juve, sentirmi bene, vivere il momento che sto vivendo. Per questo bisogna continuare a lavorare, per andare avanti così”.

LA DIECI – “Non ci penso al fatto che ho la maglia numero 10 della Juventus. Sarebbe come se volessi mettermi ancora più pressione. E sotto pressione si può giocare bene, ma si può anche giocare male. E credo che ci siano più possibilità di giocare male che bene in queste circostanze. E allora io gioco come quando ero nel mio quartiere. Penso che sia per questo che mi è sempre andata bene. Non posso mettermi di pensare alla storia”.

CALCIO ITALIANO – “Del calcio italiano pensavo: “Non si corre, il gioco è molto lento, è facile”. Ora posso affermare che non è affatto così! Penso che sia il tipo di calcio più difficile in cui ho giocato. Si curano moltissimo i dettagli. Si lavora tantissimo anche a livello fisico e tattico. Credo che sia l'esatto contrario di ciò che immaginavo”.

RITIRO – “Credo che molta gente pensi che guadagniamo un sacco di soldi facendo quello che ci piace, e nient’altro. Ma non è così. Qui si tratta di essere professionisti ad altissimo livello, al top, tutti i giorni. Tutto totalmente controllato e regolato. Non si tratta solo di allenarsi. C'è l'alimentazione, le ore di sonno e perfino molto di ciò che puoi fare o no durante il tempo libero, tutto controllato affinché durante la partita tu possa rendere il cento per cento”.

MATURITA' – “Sono arrivato a 29 anni e se non fossi cresciuto con tutte le botte che mi hanno dato, credo che ora sarei un mentecatto. Vivendo ti rendi conto di molte cose. E se uno è intelligente, deve vedere dove sbaglia e dove no. Deve vedere che cosa cambiare e cosa tenere. È questo l'importante. Questo significa crescere come uomo”.

Redazione

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