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Roma, Florenzi e' sicuro: “Lotteremo per i primi tre posti”. E su Zeman e Garcia…

Il centrocampista giallorosso si racconta in un'intervista a tutto tondo

ROMA INTERVISTA FLORENZI FINALE COPPA ITALIA ZEMAN / TORONTO (Canada) – Alessandro Florenzi, centrocampista della Roma, si racconta in un'intervista al 'Corriere dello Sport':

STATI UNITI e ACILIA – “Non sono molto pratico qui negli 'States'. Sono andato con Valerio Verre da Starbuck a chiedere un cappuccino freddo. Ci hanno dato un bicchiere pieno solo di ghiaccio. Non credo che ci siamo spiegati molto bene. E sì che di caffé e latte dovrei essere un esperto. Ho lavorato nel bar dei miei genitori, Luigi e Luciana, da quando avevo quattro anni. Nel centro sportivo di Acilia. Quando sono nato avevano un altro bar, all’Axa. Adesso quei campi non ci sono più. C’è un benzinaio. Ogni volta che mio padre passa lì davanti, borbotta. Mio padre segue tutte le partite. Mia madre no. Qualcuno deve restare dietro al bancone. Ho anche un fratello, una cognata splendida, un nipote di sei anni e una che nasce tra dieci giorni”.

INFANZIA GIALLOROSSA – “Quattro anni e mi sono trovato un pallone in mano. Ci ha messo poco a finirmi sui piedi. Quando ho avuto la testa per pensare e gli occhi per vedere il calcio ho scoperto Fabregas e mi sono fermato a guardarlo. Ma da prima ancora sono tifoso della Roma e di Totti. A casa avevo la maglia di Balbo, non so perché”.

RUOLO IN CAMPO –
“Saper fare tutto è importante. Un giocatore, però, deve avere un ruolo, altrimenti non si capisce che pesce sia. Io mi trovo bene da intermedio. E nella Roma sono più a mio agio che in Nazionale, per via della posizione. L’importante comunque è giocare. Non c’è ancora un undici iniziale. Siamo tanti e tutti bravi. Bisogna darsi da fare l’intera settimana per convincere l’allenatore. Corro troppo in campo? Qualche volta sono troppo generoso e posso dare quest’impressione, in effetti. Dai tutto e poi sbagli sottoporta”.

NAZIONALE – “Sfiderò Messì? Così si legge. Speriamo. Mi emoziona solo parlarne. Leo è il più forte di tutti”.

STAGIONE SCORSA – “Direi proprio che non è andata bene. Derby a parte, Coppa Italia a parte, la finale era una partita da dentro o fuori. Noi siamo andati fuori dell’Europa League. Una mazzata per me, per la squadra e per più di mezza città. Se avessimo vinto, l’annata negativa sarebbe stata cancellata. Dopo, ho dormito poco e male. Anche perché il giorno dopo sono partito con la Nazionale. Un massaggiatore ha provato a prendermi in giro. Ha capito subito che non era il caso”.

OBIETTIVI – “Adesso dobbiamo fare subito risultati. Arriva presto il derby, ma non preoccupatevi: sono abituato alla tensione. Le squadre di Garcia sono più diesel che sprinter, eppure sarebbe molto, molto positivo giocare contro la Lazio con nove punti in saccoccia. Questa stagione lottiamo per i primi tre posti”.

DEBUTTO IN A – “Tre minuti. Il 22 maggio 2011. Con la Sampdoria. Vincevamo 3-1. Segna Borriello e Montella mi dice di entrare. Mi sono sentito improvvisamente adulto, forse grande. Se lo ricorda anche Borriello. Due giorni fa mi ha detto: ehi, ma tu sei quello che è entrato dopo che avevo segnato io”.

GARCIA – “Devo ancora trovare qualcosa che non vada. Mi piace molto invece che dica le cose in faccia, senza esagerazioni. Non parla ancora bene l’italiano. Ma sa farsi capire, eccome”.

ZEMAN – “Una serie di fattori negativi, impossibile isolarne uno. Doveva andare così. Per me Zeman nel calcio è quello che mio padre è nella vita”.

Redazione

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