LAZIO INTERVISTA LOTITO SCUDETTO LAZIO / ROMA – Il presidente della Lazio Claudio Lotito si sente come galvanizzato dopo la conquista della Coppa Italia nella finale derby con la Roma. Per il numero uno biancoceleste si tratta di un punto di partenza, di un trampolino di lancio verso obiettivi più prestigiosi: primo su tutti, lo scudetto. Ecco i tratti salienti dell'intervista pubblicata questa mattina sulle pagine del 'Corriere dello Sport'.
SOGNO SCUDETTO – “Se portiamo l'analisi alla mentalità storica del sistema calcio, ci sarebbe una sperequazione elevatissima tra noi e le altre. Le prime tre fatturano 230-260 milioni, noi 85. In teoria non ci dovrebbe essere possibilità. Io dico: attraverso un sistema diverso di calcio, dove prevalgono programmazione, merito, sacrificio, rispetto e mentalità, la Lazio può fare molto bene. Quest'anno nei confronti diretti con Juve, Milan e Inter la Lazio ha giocato alla pari. Se riusciremo a creare uno stadio di proprietà, con la mia filosofia, avremo un accrescimento sostanziale. In quelle condizioni potremmo dire la nostra in Italia e in Europa“.
PROBLEMA STADIO – “L'impianto non deve essere solo un campo di gioco. Non considero valori aggiunti gli stadi di Juve e Udinese. Il Real Madrid fattuta 550 milioni, il Barcellona 480. La Juventus a sua volta ha un fatturato di gran lunga inferiore a queste società. Nel giro di pochi anni la Lazio diventerà fortissima. Se faccio lo stadio, non c'è n'è più per nessuno. Lo metto per iscritto. Cosa serve? La legge. Senza non fai niente”.
LA ROMA – “Cos'è per me la Roma? Mai fatto queste considerazioni, non lo dico per sviare la risposta. Mai pensato a cosa sia la Roma, ma solo a cosa deve essere la Lazio. I colori olimpici, sono cattolico e senza essere blasfemo penso che i nostri colori rappresentino anche i valori del cielo. Sono i colori delle Olimpiadi. La proprietà della Roma? Ognuno ha le proprie filosofie. Quando sono entrato nel 2004, se non avessi agito direttamente, la Lazio non si sarebbe mai salvata. Se uno compra un bene che sta aldilà dell'Oceano si deve avvalere di altre persone. Io ho la Salernitana, non la vivo quotidianamente, ma so cosa succede ogni giorno nello spogliatoio. Chiamo il ds alle 2 di notte. Non bisogna essere presenti solo fisicamente”.
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