CRISI INTER STRAMACCIONI / MILANO – Milano, negli ultimi decenni, è stata la città più importante del calcio italiano. Sia in termini di vittorie, sia in termini di investimenti. L’inizio di questa stagione, invece, sta restituendo una profonda crisi di Inter e Milan. Le ragioni di questo momento buio sono articolate e profonde e decisamente differenti, tra una sponda e l’altra del Naviglio. Cerchiamo di capire cosa sta accadendo.
LA CONFUSA ABBONDANZA DELL’INTER – In estate, l’Inter ha lavorato molto. E investendo. Handanovic, Silvestre, Pereira, Mudingayi, Gargano, Palacio e Cassano, accompagnati dai ritorni di Jonathan e Coutinho, rendono il mercato nerazzurro tra i più ricchi della Serie A. Ma l’impressione è che non si sia lavorato per colmare i difetti strutturali della squadra. Sono stati presi centrocampisti muscolari che hanno ulteriormente infoltito un reparto già ricco di mediani ma privo di uomini di qualità e vero dinamismo; si sapeva dell’inevitabile cessione di Maicon, ma non si è acquistato nessun terzino destro di livello (‘tappando i buchi’ con Zanetti, Nagatomo o Jonathan); davanti l’unica punta di ruolo era Milito. E non sono arrivati rincalzi: fatto fuori lo sfiduciato Pazzini, si è semplicemente arricchita la collezione di seconde punte e trequartisti (a Sneijder, Alvarez e al rientrante Coutinho, sono stati aggiunti Palacio e Cassano), creando una sovrabbondanza di giocatori di forte personalità e difficile gestione. Interlocutorio, infine, anche il trattamento di alcuni affari: come Pazzini, anche Julio Cesar è stato messo alla porta per mere motivazioni economiche. Mudingayi appena arrivato, per quanto infortunato, è caduto nel dimenticatoio, ‘raddoppiato’ in rosa da Gargano. Silvestre sembra essere stato bocciato, con Stramaccioni che gli preferisce il giovane Juan Jesus.
STRAMACCIONI IN CERCA DI CONFERME ED EQUILIBRIO – Il gioco a tratti spettacolare mostrato nel finale della scorsa stagione, unito agli esuberanti modi di fare, hanno reso molto rapidamente Stramaccioni un idolo del popolo interista. Ma l'allenatore romano è davvero pronto per una panchina di altissimo livello? Per potersi affermare davvero, Strama deve disputare e una stagione vincente. Ora, se c’è qualcosa di innegabile, è la dedizione al lavoro del tecnico romano, che sta cercando soluzioni di gioco innovative (come il costante abbassamento di un regista sulla linea di difesa, nella partita contro il Torino) e aggressive, ma i risultati restano il metro di giudizio. Bisogna anzitutto chiarire quanto l’abbondante rosa a disposizione sia stata costruita in ossequio alle necessità di Stramaccioni o quanto il tecnico romano sia costretto ad adattarsi al materiale a disposizione. Certamente non può essere soddisfatto del sovrannumero di trequartisti e dell’assenza di ali pure o esterni destri bassi. Oltre che della mancanza di alternative a Milito. Di base, colpisce l’incapacità dell’Inter di costruire gioco con sicurezza, secondo canali ‘solidi’. Da qui il tentativo di dare qualità all’inizio dell’azione con l’abbassamento del regista sulla linea difensiva, da qui la manovra eccessivamente sbilanciata caratteristica delle partite in casa (dove, non a caso, l’Inter continua a perdere). Questi tentativi, in aggiunta allo scarso dinamismo della mediana (anche il poderoso Guarin inizia a far fatica), sono tra i principali motivi delle difficoltà nerazzurre.
PROSPETTIVE – Stramaccioni gode della fiducia di Moratti, che lo ha fortemente voluto, ma lavora in un generale scetticismo. Ha tra le mani una squadra decisamente competitiva – anche visti i modesti standard di questa Serie A – ma non priva di equivoci tattici. Inevitabilmente, le responsabilità sulle spalle del tecnico dell’Inter sono molto pesanti: deve dimostrare di valere il posto che occupa e deve gestire un’Inter incompleta, che comunque ha la forza e la profondità d’organico per essere competitiva. La via non può che essere quella della vittoria. Da raggiungere riuscendo a fare gioco restando equilibrati.
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