PROMESSE NON MANTENUTE JUVENTUS ATHIRSON / ROMA – Roberto Carlos, per certi versi, è ancora inarrivabile. Quello che il brasiliano ha fatto in carriera, a livello di costanza di rendimento e qualità rappresenta ciò che più si cerca da un terzino sinistro. Un ruolo che, con gli anni, non ha trovato più validissimi interpreti, capaci di avvicinare quanto più le prestazioni dell'ex Real Madrid. A cavallo del nuovo millennio, la Juventus ha intravisto un potenziale campione in un altro brasiliano: Athirson. A lui è dedicato il nuovo appuntamento in questa rubrica.
CHI E' – Athirson Mazzoli De Oliveira nasce a Rio de Janeiro il 16 gennaio 1977. Non è un prodotto delle favelas, bensì dei quartieri benestanti della popolosa città brasiliana. Il padre è un ex-ufficiale in pensione. Il giovane Athirson cresce tirando calci al pallone, anche se questo non è il primo e unico pensiero della sua infanzia, così diversa rispetto a chi cresce nelle baracche sognando di giocare su un campo d'erba anziché di terra. Il brasiliano, con passaporto italiano, coltiva la passione per questo sport e in età adolescenziale viene notato dagli osservatori del Flamengo, i quali gli offrono un contratto da professionista. Al primo biennio con i rossoneri, segue un'annata in prestito al Santos. Gioca con buona regolarità e trova, non raramente, la via del gol. Un'ulteriore annata passata al Flamengo gli permette di mettersi nuovamente in mostra, davanti agli scout europei. La Juventus, in questo senso, è la più lesta. Trova l'accordo col giocatore ma nasce un contenzioso con il Flamengo, in seguito ad un pre-accordo che il giocatore avrebbe siglato con i vertici bianconeri. Luciano Moggi viene chiamato in causa, ma la Fifa riconosce la bontà delle azioni juventine e il giocatore è libero (in tutti i sensi, considerato che giunge a Torino a parametro zero) di accasarsi nella nuova destinazione.
TORINO – A febbraio 2001 viene sancito il suo acquisto. La Juventus lo aggrega alla prima squadra e lo affianca a Pessotto, il quale comunque avrebbe avuto modo di giocare in altre posizioni. Moggi spiega che la società cercava da tempo un laterale di grande velocità e spiccate doti offensive. Insomma, un possibile erede di Roberto Carlos. In realtà, Athirson è solo la copia sbiadita del connazionale. Viene presentato come uno in grado di mettere a segno assist e gol ma le prime uscite non sono così rassicuranti. Carlo Ancelotti non gli dà grande spazio. Il suo esordio è altresì sfortunato, a livello di risultato. Subentrato a Zidane in un Juventus-Brescia con i bianconeri in vantaggio, le Rondinelle trovano la via del pari proprio a un paio di minuti dal cambio. Il risultato resterà tale fino alla fine della gara, complicando la strada verso lo scudetto, poi vinto dalla Roma di Capello. In quella stagione, gioca solo 5 partite. Nulla più. Si pensa che l'annata seguente possa rilanciarlo ma l'arrivo di Lippi, in tal senso, è deleterio. Athirson passa praticamente l'intera stagione fuori dal contesto sportivo. Tale annata segna la fine della sua avventura italiana.
FINE CARRIERA – A venticinque anni lascia il Belpaese. La carriera avrebbe ancora spazio per aggiungere esperienze importanti, di livello. Ciò, invece, non si materializza. Athirson ritornerà in quel Flamengo che, dopo il passaggio alla Juve, aveva ampiamente criticato, per via dei rapporti intercorsi tra lui e i dirigenti alla vigilia del trasferimento in bianconero. In Brasile ritrova un timido smalto, costante anche nell'annata passata al Cruzeiro. Un ritorno in Europa sembrava essere escluso, fino a che il Bayer Leverkusen non si presenta dall'agente del giocatore. Nel club teutonico, comunque, non brilla. Gioca 30 partite in due anni, chiudendo definitivamente la sua avventura nel Vecchio Continente. Botafogo, Brasiliense, Portuguesa, Cruzeiro e Duque de Caxias costituiscono le singole tappe della parabola discendente di questo giocatore mai esploso completamente.
CONCLUSIONE – Non sempre si riesce a valorizzare una giovane promessa. Anche coloro che vantano un buon talento nelle prime fasi della carriera, spesso, si perdono. Il salto di categoria viene mancato, come un treno in corsa. Non puoi farci nulla. La possibilità di spiccare il volo gliel'ha concessa la Juventus ma i tecnici Ancelotti e Lippi non hanno creduto nelle sue timide possibilità. E' rimasto un buon giocatore per i livelli del calcio sudamericano ma troppo lontano dai canoni fissati per l'Europa che conta. Insomma, uno dei tanti possibili Roberto Carlos spacciati dal Brasile, sull'onda del connazionale campione.
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