Calcioscommesse, il gip di Bari: “Masiello e i suoi potevano falsare il campionato”

Dalle motivazioni fornite dal giudice barese emerge un'organizzazione di cui il difensore era “leader indiscusso”

CALCIOSCOMMESSE MOTIVAZIONI GIP ARRESTO MASIELLO / BARI – Calciatori sul mercato, ma non in senso letterale del termine, bensì pronti a svendere le proprie prestazioni al miglior offerente. E' quanto emerge dalle motivazioni presentate dal Gip di Bari Giovanni Abbattista nell'ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti dell'ex difensore del Bari, Andrea Masiello e degli scommettitori baresi Gianni Carella e Fabio Giacobbe. Secondo quanto argomenta il Gip nella sua relazione – riportato dal 'Corriere dello Sport' – “alcuni beniamini della Curva Nord dello stadio San Nicola erano pronti a fare mercimonio delle proprie, invero sbiadite, prestazioni professionali in favore del migliore offerente pur di conseguire un utile in denaro”. Secondo il giudice, Masiello era “leader indiscusso e capo carismatico” di un'autentica associazione a delinquere, che aveva la possibilità di falsare le partite e quindi l'intero campionato di serie A.

VENDITA SU PIU' TAVOLI – A quanto risulta, inoltre, i calciatori erano soliti vendere le partite “anche contemporaneamente su più tavoli”. Gli interlocutori preferiti erano i faccendieri stranieri e gli allibratori o i ristoratori locali, contattati anche in contemporanea per cercare di monetizzare il più possibile. Aberrante il passaggio sulle motivazioni che spingono ricchi calciatori di serie A a vendere il proprio mestiere: “La stagione calcistica si era rivelata oltremodo fallimentare, si profilava il rischio concreto di non vedersi più elargire gli stipendi da parte della società che era in crisi, dopo la retrocessione le quotazioni di mercato – questa volta inteso propriamente come mercato calcistico – dei singoli giocatori erano in intuibile ribasso e nella singolare interpretazione, affetta da distorta logica machiavellica, delle proprie prestazioni resa da parte di simili atleti professionisti il fine di lucro giustificava pur sempre il mezzo”. In poche parole: retrocediamo, quindi il nostro (lauto) stipendio sarà ridotto. Meglio recuperare qualcosa. Non fa una grinza, no?

A.P.