MAROTTA POLEMICA ARBITRI / TORINO – Non tende a placarsi la polemica tra Juventus e arbitri. Raggiunto dai microfoni di Sky poco prima del calcio d'inizio della sfida con il Catania, il direttore generale Beppe Marotta ha ribadito la linea di pensiero condivisa dalla società, cogliendo però anche l'occasione per rispondere alle 'frecciatine' di Zeman.
NESSUNA POLEMICA – “Noi non abbiamo voluto assolutamente fare polemica. Siamo liberi di esternare sentimenti e di fatto on siamo incorsi in deferimenti perché le parole spese rientrano nella norma. E' un modo di comunicare trasparente. La componente arbitrale decide l'esito finale di una gara, criticarli è un modo coerente e propositivo di confronto. Anche gli altri potrebbero farlo, rientriamo in norme di discilpina regolamentari”.
ZEMAN – “Mi hanno sorpreso alcuni soggetti che poco c'entrano con questa situazione e che da più parti si sono dichiarati anti-juventini. Abbiamo solamente esternato i nostri sentimenti. Gli arbitri hanno il nostro rispetto. Così come i giornalisti criticano un allenatore anche noi abbiamo il diritto di confrontarci e di esprimere quello che vogliamo. Sempre nel limite del consentito per ottenere qualcosa di proporistivo e costruttivo”.
PARAGONE SAMP E JUVENTUS – “Io e Garrone alla Sampdoria non commentavamo, qui parlo perchè il mio ruolo chiede maggiori responsabilità. I nostri tifosi devono essere tuttelati, e così anche gli investimenti. L'arbitro è una componente importante, è determinante e qualcuno deve esternare e dire quello che pensa. Purtroppo non esistono strumenti per poterci confrontare. Forse con un confronto più diretto si potrebbe ovviare a queste polemiche e imparare qualcosa di più sull'interpretazione del loro dirigere. Non a caso le esternazioni sono arrivate dopo 22 giornate e quando occupavamo una posizione di grande privilegio, e non tutte le settimane. Buona parte dei moviolisti hanno catalogati alcuni episodi tra i rigori non dati. Le valutazioni hanno trovato consenso. Gli arbitri sono uomini scafati, sanno dirigere e sopportare la tensione di una partita, altrimenti non sarebbero da Serie A. La tensione è pari a quella di un allenatore che rischia il posto. Fa parte della nostra cultura: qui il livello di tensione è elevato rispetto a tanti altri paesi”.
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