ESCLUSIVA RADIOCALCIOMERCATO STAGLIANO CALCIOSCOMMESSE / ROMA – RadioCalciomercato.it, web radio ufficiale di Calciomercato.it, ha contattato in esclusiva l'Avvocato Mario Stagliano per fare maggior chiarezza sulle ultime vicende legate allo scandalo Calcioscommesse. Ecco quanto emerso dalla 'chiacchierata' con l'ex vice capo dell'Ufficio Indagini della Figc.
MASIELLO: “CARATTERE RETICENTE E GIUSTIFICATORIO” – “Vuol dire sostanzialmente che si tratta di un'interpretazione data dal gip Salvini, che ritiene che quanto ha dichiarato Masiello non sia altro che una strategia difensiva per evitare la pena. Queste dichiarazioni le avrebbe fatte solo a scopo strumentale, a fini difensivi. Reticente perché avrebbe raccontato situazioni a lui favorevoli, omettendo quelle sfavorevoli. Ripeto, è una intrerpretazione, non è che detto che sia così”.
QUALCOSA DI SERIO – “Sembrava solo una grossa bolla di sapone che coinvolgesse pochi soggetti, e neanche importanti. Poi ha avuto ragione chi parlava di organizzazioni particolarmente significative da poter incidere sulle gare. Sotto questo profilo hanno ragione, ma non condivido le loro misure, come l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Doni, tenuto cinque giorni in isolamento prima di essere ascoltato dal gip. Un metodo che può indurre la gente a confessare”.
CASSANO-DONI-GERVASONI – “Come si legge sui giornali sembra che Doni abbia dichiarato 'Al momento del rigore Cassano mi ha detto di tirare centrale. Credevo mi volesse buggerare, così mi parava il tiro. Invece ho tirato e lui si è buttato'. Gervasoni poi parrebbe chiamare in causa Cassano 'Cassano mi ha detto di riferirti di tirare centrale in caso di rigore'. Le due cose fanno a pugni: o è vera una o vera l'altra, o sono false tutte e due. Se mi voglio difendere e sono chiamato in causa da due correi con diverse motivazioni, come faccio a difendermi? Quello che gli contestano è un reato di associazione per delinquere, la possibilità di intercettazioni telefoniche c'è. Un incontro chiarificatore tra Doni, Cassano e Gervasoni? Presumo che tutti manterrebbero le proprie posizioni, impossibil ottenere qualcosa a un livello dibattimentale”.
SCANDALI ITALIANI – “Il 2006? Tutto ebbe inizio nel 2000, dopo Atalanta-Pistoiese. Poi se ci fossero dei precedenti prima non lo so. C'è stato uno scandalo calcioscommesse negli anni '80 che coinvolgeva diverse squadre. Poi Atalanta-Pistoiese e nel 2004 un giro di scommese da fare paura, con tesserati dalla Serie A alla C con soggetti di una certa rivelanza. Continuo a chiedermi se sarebbe potuto andare tutto diversamente, se oggi si sarebbe potuto pensare a una esclusione di questo caso. Ma se la Serie B è sponsorizzata da una società di scommesse io dico sì: tutto questo ci sarebbe lo stesso, il calcio non ha imparato né capito niente. Se lo scandalo riguardasse i campionati di Prima o Seconda Divisione non avrebbe così tanto richiamo, nessuno degli inquirenti finirebbe in televisione. Ma sono numero terrificanti, qui si discute sulla regolarità dei campionati degli ultimi anni. Se Masiello ha detto il vero, rifiutando una volta, e una seconda, mi chiedo: come è possibile che ti vengano a cercare una terza volta? Spero che il ragazzo riuscirà dimostrare che le cose siano andate così, ma pare che il gip non ci crede”.
CALCIO COME CICLISMO – “Credo che il calcio debba darsi una regolata. La norma sul pentitismo che proponemmo nel 2004 credo abbia bisogna di nuove regole, soprattutto alle società per risolvere nei confronti dei calciatori tesserati, ma anche per chiedere un risarcimento del danno a fronte di determinati comportamenti e per aspettarsi un controllo della federazione più capillare. E' una malapianta abbastanza radicata. Anziché pensare solo ai diritti tv, il calcio deve guardarsi in faccia per la propria sopravvivenza. Altrimenti si rischia di fare la fine del ciclismo, dove c'è un apparente vincitore e poi niente, abbiamo scherzato. Vedi Contandor“.
RESPONSABILITA' OGGETTIVA GIUSTA – “Per ora è l'unico metodo cardine su cui fondare la giustizia sportiva. Non ha altre possibilità di difesa la giustizia: è l'unico strumento per imporre le società a controllare”.
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