“Palla tagliata… messa fuori, c'è Pirlo, Pirlo… Pirlo, ancora, di tacco, tiro… Goool!”
Questo è l'incipit più dolcemente noto ai tifosi di calcio italiani. Il racconto di una leggenda, quell'Italia-Germania 2-0 inciso nella storia dalla telecronaca di Fabio Caressa. Riascoltare queste parole, per un amante del pallone, equivale a un piccolo capolavoro. Passano i mesi, comincia il campionato 2006/07, arriva Lazio-Roma. Dichiarazione di Totti: “Sento questa partita più della finale dei Mondiali“. Mai come allora i tifosi biancocelesti possono aver dato ragione al 'Pupone': per chiunque tifi una squadra della Capitale, non può esistere un'emozione sportiva più intensa del derby. Alla radio, in tv, allo stadio: ovunque fossero stasera gli innamorati della Lazio, hanno ascoltato, assistito, ammirato la nuova impresa da incidersi nel cuore. Il nostro nuovo, piccolo capolavoro.
Si può dire di tutto e di più di questa stracittadina. Le osservazioni ovvie sono, come di consueto, milioni: striscia negativa interrotta, ennesima rimonta completata, bla, bla, bla. Il derby di stasera si può raccontare attraverso altre lenti, attraverso altri sguardi, attraverso altri nomi. Ne ho scelti cinque, o forse sei: dipende dai punti di vista. Ma capirete presto cosa intendo.
Cristian Brocchi: Trascinatore autentico. E' un leone, suda più di tutti per la maglia biancazzurra, lascia i polmoni sul campo in ogni partita. Non si può più prescindere dalla sua grinta: dal pareggio in avanti, sale in cattedra, seminando sul posto avversari dotati di gamba più lunga e passo più veloce. Dimostrando che nel calcio il corpo conta infinitamente meno della testa. Nei tifosi, questa notte, resterà impresso il suo grido liberatorio al momento dell'assegnazione del calcio di rigore. Clonatelo.
Hernanes: Avevo scritto che doveva riprendersi, e finalmente il diesel è scoccato: ma che giocatore è? Salta l'uomo con una frequenza sconcertante, è un artista del pallone. Non credo che possa mantenere questi ritmi ad ogni partita: le motivazioni di oggi erano aliene, e lui, da buon interprete, è diventato l'extraterrestre dell'Olimpico. Volendo sfociare nell'amarcord: il Barcellona l'aveva praticamente preso pochi anni fa, vi leggeva il degno elemento per completare il proprio centrocampo. E stasera si è visto perché.
Edy Reja: E' il tuo derby, mister. Lo hai sudato quasi mille giorni, e finalmente ce l'hai fatta. Una vittoria così ne vale quattro, ha detto Lotito: forse l'eccesso della dichiarazione a caldo, ma di certo da stanotte potrai tornare a dormire sogni tranquilli. Complimenti.
Luis Enrique: Quest'uomo farà tantissima strada. Stasera ha perso, ma nonostante l'inesperienza dei suoi uomini, nonostante la giovane età, nonostante le tante variabili favorevoli alla Lazio, ha abdicato soltanto in pieno recupero. Se qualcuno ha intenzione di contestarlo, è un pazzo. Ha le idee chiarissime, il suo calcio diventerà il migliore d'Italia di qui a tre anni al massimo. Tempo al tempo.
Klose e Osvaldo: Nell'ultimo appuntamento con questa rubrica, ho detto che qualcuno si sarebbe permesso di paragonare il tedesco all'(italo)argentino. Stasera potete capire perché. Da una parte un'esultanza rabbiosa, sotto la curva dei propri avversari, tirando fuori una maglietta in pieno “stile” Totti. Dall'altra la gioia di una risata, l'esultanza sotto la curva dei propri tifosi, svettando i pugni al cielo in un'educata prevedibilità degna del peggior videogioco di calcio, che non può non fare simpatia. Vi servono altre prove? Proviamo con un indizio: uno dei due, stasera, ha fatto indigestione di purghe. Indovinate chi.
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