STORIA DEL CALCIO 34, MILAN CAMPIONE SCUSATE IL RITARDO / Laveno Mombello (VA) – Il campionato edizione 1950/51 annovererà come contendenti al titolo le prime tre della stagione appena conclusa: Inter, Juventus e Milan.
Nell’ambito del calcio mercato è sempre in voga la moda scandinava: l’Inter affianca all’ungherese Nyers l’attaccante svedese Lennart Skoglund, mentre la Juventus paga 70 milioni all’Atalanta per aggiudicarsi il danese Karl Hansen, che va ad aggiungersi ai connazionali John Hansen e Praest. I rossoneri, dopo aver perso l’ultimo campionato pur avendo il migliore attacco, insistono sul trio svedese composto da Gren, Liedholm e Nordhal, rinforzando la propria retroguardia con Arturo Silvestri, prelevato dal Modena, e promuovendo titolare Lorenzo Buffon, giovane e promettentissimo portiere; in panchina confermato Lajos Czeizler.
E’ un torneo che vive di un’avvincente sfida tra le milanesi, con diversi avvicendamenti in vetta alla classifica, e la Juventus nel ruolo di osservatore privilegiato. A due giornate dal termine il Milan ha tre punti di vantaggio sui cugini interisti: è sufficiente superare in casa la Lazio per laurearsi campioni con una settimana di anticipo. La capolista si complica la vita facendosi superare 1-2 a San Siro. A fine gara arriva però l’inaspettata buona novella: l’Inter ha perso a Torino, via ai festeggiamenti.
E’ il quarto scudetto per il Milan, che arriva dopo un digiuno durato addirittura 44 anni. Questo l’undici titolare: Buffon, Silvestri, Bonomi, Annovazzi, Tognon, De Grandi, Burini, Gren, Nordhal, Liedholm, Renosto. Dopo quattro decenni vissuti da comprimari, con qualche fugace e poco significativa apparizione nelle posizioni di testa, i rossoneri si iscrivono con questo successo nel ristretto club delle grandi. Un club che dopo la scomparsa del Grande Torino, vedrà imporsi il predominio delle tre rivali del nord: Inter, Juventus e Milan.
Come nel campionato precedente, è sufficiente leggere la classifica dei marcatori per rendersi conto di quanto la legione straniera stia dominando in serie A: principe dei cannonieri è nuovamente Gunnar Nordhal (Svezia), trascinatore del Milan con 34 reti, seguono l’interista Istvan Nyers (Ungheria) autore di 31 centri e, a pari merito, lo juventino Karl Hansen (Danimarca) con l’altro neroazzurro Servaas Wilkes (Olanda), entrambi a quota 23. Boniperti è il primo degli italiani.
Illustri retrocessioni nel 1951: scendono di categoria Genoa e, per la prima volta, la Roma. La crisi tecnica e finanziaria che aveva colpito i giallorossi nell’immediato dopo-guerra, culmina con un’annata completamente storta, nella quale falliscono malamente anche Sundqvist, Andersson, e il fratello di Nordhal, tre svedesi acquistati in estate forse nella vana speranza di emulare il Gre-No-Li milanista.
Il fallimento Mondiale del ’50 porta alla sostituzione di Ferruccio Novo sulla panchina azzurra. Il prescelto è Carlino Beretta, che Antonio Ghirelli descrive con toni ben poco entusiastici: “Si ripiegò su un dirigente di società, che fosse fuori della mischia e la scelta cadde su Carlino Beretta, il titolare della celebre fabbrica di armi, uomo scialbo, timido e privo di prestigio internazionale, anche se aveva guidato il Brescia con serietà”. Beretta viene affiancato dal manager del Milan Teo Busini e dall’ex portierone juventino Gianpiero Combi. Positivo l’esordio della nuova commissione: un’Italia completamente rinnovata (solo Amadei, Pandolfini e Cappello i superstiti di Italia-Paraguay) travolge 4-1 a Lisbona il Portogallo. Seguiranno un pareggio a reti inviolate a Milano con la Jugoslavia e una vittoria 4-1 a Genova sulla Francia, con una formazione che definire spregiudicata è poco: in campo contemporaneamente quattro centravanti, Amadei, Boniperti, Lorenzi e Cappello. Successo eclatante quello sui cuginastri doltr’Alpe, ma giunto con uno schieramento difficilmente riproponibile in futuro.
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