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Lettere dal 1900: da Mauri a Zauri. Quando e' da questi particolari che si giudica un giocatore

Prosegue l'appuntamento di Calciomercato.it con la rubrica dedicata al mondo biancoceleste

Ho sempre dato ragione a Mourinho. Dai tempi del Porto, quando inflisse una memorabile scoppola alla Lazio (4-1 in Coppa UEFA) vincendo tutto con Alenichev e Carlos Alberto, non certo con Xavi e Messi. Quando sedeva sulla panchina dell’Inter, punzecchiato dalle domande di un giornalista, gli chiese di decidere la formazione al posto suo: troppo facile discutere l’undici titolare dopo la partita anziché prima, diceva Mou. Questa la premessa: scrivo alle ore 15:00 del 17 settembre, a 24 ore esatte dal fischio d’inizio di Lazio-Genoa. E a voi che leggete freschi del fischio finale, racconto quello che io ancora devo vedere.

Vincenzo Morabito è un agente FIFA. Fino all’ultimo ha cercato di convincere Alessandro Nesta a tornare in biancoceleste – e Lotito ad accettarlo, ovviamente. La giustificazione è presto detta: con Marchetti, Cana, Cisse e Klose, l’acquisto di un grandissimo centrale difensivo avrebbe completato la rosa biancoceleste, candidandola obbligatoriamente allo Scudetto. Il grande centrale non è arrivato, infatti è stato preso Stankevicius. Elemento di discreta esperienza internazionale per mettersi sul chi vive in attesa delle Coppe europee, il che lo rende l’emulo dell’operazione che portò a Scaloni nel 2007.

Quando la medicina è peggiore del male: in altre parole, Luciano Zauri. Ci aveva lasciati da capitano e monumentale jolly difensivo; torna da disastro compiuto. Forse la Sampdoria è stata la sua criptonite: fatto sta che senza di lui oggi la Lazio starebbe festeggiando le vittorie con Milan e Vaslui. Ha lasciato segnare di testa Cassano (175 centimetri) e Wesley (180). Ha giocato 180’ da spettatore non pagante. Paradossalmente, potrebbe non avere colpe in occasione del rigore procurato ai romeni: da ultimo uomo abbondantemente saltato, pur di non fare la figuraccia del difensore che osserva l’attaccante segnare a tu-per-tu col portiere, è franato addosso a Wesley. Comprensibile senso di colpa.

La Lazio patisce l’inadeguatezza delle sue riserve. Dias, Biava e Diakité non si discutono; sta inoltre tornando Radu, sempre sfortunato quando si tratta di salute. In definitiva, la Lazio ‘titolare’ potrà permettersi il lusso di tre di questi difensori centrali rocciosi (con il romeno adattato sulla sinistra, ma a scopo di contenimento), così da lasciare a Konko la fase di spinta sulla destra. Finora è toccato accontentarsi di Zauri. Con inevitabili conseguenze.

Terrore a centrocampo. Torna Cana per dare ossigeno a Brocchi: Ledesma e Matuzalem non possono giocare da soli, a meno che non si voglia perdere il 90% dei contrasti a metà campo dal secondo tempo in poi. Si è fermato Mauri, e questa è la vera tragedia: senza di lui tutto si complica. Nessun altro in rosa può svolgere tanti lavori contemporaneamente come il brianzolo. Bisognerà stringere i denti e lasciare gli attaccanti un po’ più soli al loro destino: salvo le giocate di Hernanes e i lanci lunghi di Ledesma, infatti, i due bomber di turno dovranno praticamente giocare da sé in attacco, fornendosi a vicenda gli assist vincenti. Niente più cross d’oro dalla trequarti. Niente più Mauri.

Ma il bicchiere resta pieno. Accorgersi degli errori tecnici e tattici a metà settembre, e senza aver perso neppure una partita – in attesa del Genoa -, è un lusso che non capita due volte. Ci sono tempo e metodi per rimediare ad una situazione tutt’altro che compromessa. Il prossimo mese sarà decisivo, con sfide pesanti contro Fiorentina, Palermo, Sporting. L’Olimpico, dopo le trasferte in Portogallo e Svizzera, tornerà protagonista continentale soltanto il 3 novembre, giorno di Lazio-Zurigo, quarta giornata di Europa League. Quando – si spera – di -auri in campo se ne vedrà soltanto uno. Vi do un indizio: non comincia per Z.

Redazione

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