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Serie A, Marotta: “Ecco come deve cambiare il calcio italiano per tornare competitivo”

L'ad della Juventus parla delle soluzioni a medio termine per porre fine alla fuga di talenti

MAROTTA CALCIO ITALIANO / ROMA – La cessione di Pastore al Psg è solo l'ultima “fuga di talenti” dal calcio italiano. Le società nostrane non possono competere economicamente con quelle straniere, tanto che anche Malaga ed Anzhy, con i loro milioni, diventano mete più ambite dell'Italia. Di questo ha parlato Beppe Marotta, le cui parole sono riportate dal 'Corriere dello Sport': “Bisogna fare una riflessione: negli anni Settanta-Ottanta l’Italia era attra­versata dal fenomeno dei presidenti che venivano definiti ricchi scemi. O mecenati, se volete. E’ quello che stia­mo vedendo ora a livello internaziona­le: proprietari origina­li, mecenati anche loro se vogliamo usa­re un eufemismo. Ma quel che fanno non c’entra nulla con una logica im­prenditoriale aziendale che è quella verso cui spinge con insistenza, per in­tenderci, il presidente dell’Uefa Plati­ni. Questi mecenati di cui parliamo hanno portato ricchezza nel City, nel Psg, nei Paesi dell’Est che poi sono la nuova frontiera. E più in generale ci sa­rebbe da ragionare anche sul nuovo ruolo che sta assumendo il Brasile, una volta paese esportatore di talenti e ora, con i fondi privati, in grado anche di im­portare calciatori con guadagni impor­tanti. Tutto questo, tornando all’Euro­pa, ha portato ad un aggiornamento si­gnificativo dei fatturati delle Leghe, con una conseguente nuova geopolitica: nel 2009-2010 la Premier ha avuto 2.700 milioni di fatturato, la Bundesliga ci ha superato appena con 1.550, noi siamo a 1.500. E’ questo che fa appeal, il potere di acquisto. Siamo stati padroni incon­trastati del sistema, i top player voleva­no venire solo da noi. Dobbiamo fare i conti con una realtà diversa, pesante. Il fair play non risolverà i nostri problemi di competitività, perché il fatturato di certe squadre europee resterà sempre il doppio rispetto al nostro. E le distan­ze saranno identiche. Bisogna far crescere il fatturato con stadi di proprietà e diritti tv più cari”.

M.B.

Redazione

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