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Pietro Vierchowod su Milan-Sampdoria

La nostra redazione ha contattato in esclusiva l'ex difensore, che ha militato in entrambe le squadre

MILAN SAMPDORIA ESCLUSIVO VIERCHOWOD / MILANO – Venticinque anni di carriera, la metà di questi alla Sampdoria. Pietro Vierchowod è stato una bandiera dei blucerchiati, dal 1983 al 1995, con i quali ha vinto un Campionato, una Supercoppa italiana, una Coppa delle Coppe e quattro Coppe Italia. Dopo i doriani, l'approdo alla Juventus, con la quale vincerà una Coppa dei Campioni. Poi l'arrivo, l'anno successivo, a Milano. Per raccontarci l'anticipo della 33esima di Serie A, Milan-Sampdoria, la nostra redazione ha contattato il doppio ex della gara. Lo 'zar', in esclusiva per 'Calciomercato.it', con un po' di delusione e rimpianto per i tempi che furono, ha parlato del match di stasera.

Pietro, che partita ti aspetti di vedere?

Una partita a senso unico, con la Sampdoria racchiusa nella propria metà campo per tentare di raccogliere un punto. Il Milan sta bene fisicamente e sta di fatto vincendo il campionato. Davanti, poi, si troverà di fronte una squadra con molte difficoltà, specialmente in attacco, e che fa molta fatica a trovare la via del gol.

Il campionato della Sampdoria si è trasformato. Hanno ragione i tifosi a contestare Garrone?

Eccome se hanno ragione. I tifosi a inizio anno si sono abbonati per un motivo, dato che gli obiettivi dichiarati erano diversi. Si è passati dal puntare all'Europa della prima parte della stagione a quello di oggi, che malauguratamente è la salvezza.

Cosa è cambiato rispetto a quella che fu la tua Sampdoria?

E' un paragone che non riesco nemmeno a fare. Quella dei miei tempi era la Sampdoria dei grandi giocatori, quella di oggi è composta da mediocri.

Passiamo al Milan, può soltanto perdere questo scudetto?

Secondo me sì. La partita più difficile, peraltro, l'ha affrontata la scorsa settimana a Firenze. Vincere, contro una squadra come la Fiorentina, ha significato lanciare un messaggio a Inter e Napoli. Sì, credo possa soltanto perdere questo scudetto.

Nesta ha dichiarato di essere quasi alla fine. Poi ha dichiarato di essere stato frainteso. Ma quando un giocatore capisce che è ora di smettere?

Io ho smesso a 41 anni (con il Piacenza, ndr) e a differenza di Nesta non ho avuto gravi infortuni. Ecco, lui ha avuto infortuni importanti e, nel suo caso, subentra lo sconforto. E' brutto, perché cominci a pensare che possa essere l'ultimo, o il penultimo anno di gioco. Dovrà pensarci bene e, secondo me l'ha già fatto.

 

*Riproduzione solo in parte e previa citazione della fonte 'Calciomercato.it'.

 

Redazione

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