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Categories: Mercato

Calciomercato Milan, dubbi sulla trattativa Berlusconi-Cina: se fosse un bluff?

I costanti ritardi e l’arrivo di un’ulteriore caparra getta ancora un’ombra sull’affare

CALCIOMERCATO MILAN / E' ormai quasi certo lo slittamento della trattativa per la cessione del Milan al consorzio cinese. Il 13 dicembre non sarà dunque la data del fatidico closing, come riportato dall'edizione odierna di 'Tuttosport', sulle cui pagine è possibile leggere di un ragionevole dubbio su quest'ultima e decisiva trattativa di calciomercato di Berlusconi. I lunghissimi tempi della trattativa e i soldi già spesi dal gruppo per fornire momentanee caparre che tenessero l'affare ancora in piedi, lascerebbero pensare a un enorme bluff. E' di certo una situazione alquanto particolare, sottolinea il quotidiano, con già 200 milioni di euro di caparra, che non riescono però ad aprire la porta definitiva per chiudere una volta per tutte la vicenda. A ciò si aggiunge il mistero che aleggia intorno ai futuri proprietari del Milan. Intanto i tifosi rossoneri dovranno probabilmente attendere il prossimo 28 febbraio per vederci chiaro, con il mercato Milan di gennai oancora gestito da Galliani dunque. Tutto ciò comporterà il versamento di una terza caparra, raggiungendo quota 300 milioni. Una cifra decisamente superiore rispetto a quella pagata da Thohir per riuscire a strappare inizialmente l'Inter a Massimo Moratti.

Calciomercato Milan, Berluscono riceve soldi dalla Cina ma non tutti

Ciò che stupisce è notare come parte dei soldi necessari alla trattativa, quelli per le caparre, riescano a superare i blocchi burocratici cinesi, mentre per le grandi somme, quelle che consentirebbero la realizzazione della trattativa, non sembra esserci verso di accelerare le procedure. Stando a fonti vicine, riporta il quotidiano, le centinaia di milioni già versati farebbero parte della disponibilità di banche all'esterno del territorio cinese. Ora, con l'ennesimo ritardo annunciato, questi istituti di credito sarebbero disposti a rischiare nuovamente parte del proprio capitale, convinti che infine le autorizzazioni giungeranno. Di certo un rischio di non poco conto.

Intanto le incognite aumentano e di certo le parti cinesi in causa non fanno nulla per rendere più trasparente il proprio ruolo. Sino Europe infatti non ha un sito web, mentre Haixia ne ha uno, ma unicamente in cinese. Intanto nessuno conosce i volti o i nome dei manageri facenti parte del fondo semi-pubblico, il che fa storcere un po' il naso a molti, pensando che si tratti della vendita di uno dei club più titolati al mondo e, allo stesso tempo, tra i più antichi.

Bruno De Santis

Napoletano, giornalista professionista dal 2006. Il calcio prima di tutto: poco bravo con i piedi, un po' di più (si spera) con la penna.

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