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Inter, Vieri: “Mi hanno trattato come un mafioso, che sofferenza il Mondiale del 2006”

L’ex attaccante: “Al Milan invece sembrava che giocassi con loro per un decennio”

INTER VIERI MORATTI INTERCETTAZIONI MILAN JUVENTUS ITALIA / MILANO – Una storia d'amore lunga e molto intensa, finita come peggio non si poteva. Christian Vieri è stato uno dei colpi più importanti nel calciomercato della gestione Moratti, ma le news Inter raccontano di un epilogo molto brutto, con tanto di intercettazioni telefoniche nei confronti dell'ex bomber: “È davvero un peccato che sia finita in un determinato modo. Amavo l'Inter, ho dato tutto, mi sono ammazzato per la maglia nerazzurra, ogni giorno. – racconta Vieri in un'intervista esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' – Non mi sono mai tirato indietro e a volte ho giocato nonostante non stessi in piedi. Però, mi dicevano: vai in campo, resta lì davanti anche fermo, che per noi va bene così. E io accettavo, anche a costo di fare figure di merda… Il mio rapporto con Moratti era speciale, ci sentivamo parecchie volte durante il giorno, anche alle 3 del mattino. Capite bene la terribile delusione nel momento in cui è emerso che mi pedinavano e addirittura intercettavano. Cavolo, queste sono cose che si fanno coi mafiosi… Ma io non potrei mai odiare l’Inter, questo sia chiaro a tutti. È impossibile, sono stati i miei migliori anni, mi sono spaccato per quella maglia, ho segnato quasi un gol a partita, ho sofferto, gioito e provato emozioni che non ho mai più avvertito da altre parti”.

JUVE E MILAN – “Sento spesso Andrea Agnelli, grande dirigente. Da quando ha preso in mano la situazione, la Juve è tornata ai massimi livelli. Il Milan? Beh, lì mi trattano come se avessi giocato con loro per un decennio”.

MONDIALE 2006 – “Non riuscii a guardare nessuna partita degli azzurri. Dio, quanto ho sofferto. Mi dicevo: ho faticato per anni, ho segnato 9 gol ai Mondiali e mi perdo il sogno di una vita. Poi, però, nel mio cuore ho gioito con tutti quei ragazzi, compagni di sempre in Azzurro: era la nostra generazione, avevamo giocato insieme dai 17 anni in avanti, eravamo stati campioni d’Europa anche con l'Under 21. Certo, quella sera a Berlino era tutto perfetto, mancavo solo io… Vincemmo nel 2006, ma forse il top lo avevamo toccato nel 2002. Io sputavo sangue per la Nazionale, uscivo distrutto dopo ogni gara, non ammettevo altro modo di interpretare certe partite. E quelli che tirano indietro la gamba anche una sola volta, non li farei nemmeno più entrare a Coverciano“.

CALCIO ITALIANO – “C'è scarsa qualità. Bisogna ricominciare seriamente a investire nei vivai. Servono però tecnici ed educatori adeguati. Ricordo le scuole di Atalanta e Torino per esempio, erano all'avanguardia nel mondo. Io devo quasi tutto a Mondonico che mi forgiò fra Toro e Atalanta, oltre a Rampanti, maestro nella Primavera granata. Oggi qualcosa si muove a livello di tecnici: sono felice per il mio amico Inzaghi e aspetto ad alti livelli pure Brocchi“.

Maurizio Russo

Nato nel 1982, da sempre appassionato al calcio, praticato e raccontato in tutte le sue forme: da giocatore e da arbitro in campo, da giornalista sin dal 2009. Numeri, curiosità, retroscena e non solo del calciomercato mi hanno portato a fare della passione una professione.

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