STEAUA BUCAREST PIOVACCARI ITALIA SAMPDORIA / BUCAREST (Romania) – Federico Piovaccari, attaccante dello Steaua Bucarest in prestito dalla Sampdoria, ha rilasciato un'intervista a 'La Gazzetta dello Sport':
LA SCELTA – “Un’esperienza all’estero volevo farla. Qui c’era la possibilità di fare la Champions, e appena è arrivata l’offerta ho detto sì. Poi abbiamo giocato la Supercoppa, mi sono ritrovato davanti 50mila persone mi sono reso conto che è come essere finito all’Inter o al Milan. In una big, insomma, Le prime 3-4 squadre di Romania potrebbero giocare in Serie A senza problemi”.
LA SQUADRA – “Siamo un gruppo di ferro che gioca insieme da 2-3 anni, io sono stato l’unico innesto tra i titolari. Poi aggressività, corsa, possesso palla…”.
L'ITALIA – “Le dico questo: bisogna emigrare. Da noi i club non hanno voglia di aspettare. Alla Samp ho giocato 6 mesi, poi mi hanno praticamente scartato e prestato ovunque. Ora tutti mi chiamano, ma sono sempre lo stesso. E qui allo Steaua la prima cosa che mi hanno mostrato è questa: mi volevano. Le racconto questa: a Varsavia siamo andati sul 2-0 e i tifosi locali facevano più tifo di prima, e poi nonostante l’eliminazione hanno applaudito come una vittoria. Roba che in Italia non si vedrebbe mai. In A il calcio non si vive più con lo spirito giusto. Alla Steaua prima di ogni partita andiamo al cinema, col mister. È così che si crea il gruppo. In Italia se dici a un allenatore che il giorno prima di una gara importante tutta la squadra va al cinema ti ammazza”.
CHAMPIONS LEAGUE – “Non andremo a fare i turisti, proveremo a giocarcela ovunque. E se penso che potevamo beccare un gruppo con Juve e Real direi che il nostro è persino facile. Siamo concentrati sullo Schalke: il nostro allenatore è tedesco, ci sta preparando a puntino. Le maglie che vorrei? Messi, Ronaldo, Rooney e Ribery. Io a loro se capita la chiedo, non so se vorranno la mia in cambio”.
LA CITTA' – “Sto benissimo, sono qui con mia moglie e i bimbi, sto imparando il romeno. E poi i tifosi: cori e coreografie incredibili, un calore e un incitamento costanti. Vivono di calcio. E da quando ho fatto l’esultanza del pifferaio la prima volta ora me la chiedono sempre”.
S.D.
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