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Serie A, Zeman: “Calcio senza valori etici. Fiero di piacere all'Inter. A Roma e' andata male perche'…”

Il tecnico boemo parla a trecentosessanta gradi e non le manda a dire

SERIE A CALCIOMERCATO ROMA INTER ZEMAN GEA / ROMA – Zdenek Zeman, ex allenatore della Roma accostato di recente all'Inter, ha rilasciato una lunga intervista al 'Corriere dello Sport':

SERIE A – “Ho visto un campionato mediocre. Ormai l'ha vinto la Juve, la più forte: ha dimostrato di crederci più di tutte e la società ha messo chiunque nella condizione di poter lavorare. Il calcio italiano è in piena crisi di valori etici, dominato dagli interessi di sponsor e merchandising e alla continua ricerca di soldi. Vent'anni fa era diverso: esistevano gli uomini-simbolo, ora dominano le tv. Si ha impressione che il calcio sia loro ostaggio. Per una parte della classe dirigente sembra sia più importante cosa succede fuori dal campo. La Gea? E' un mondo senza memoria”.

PREFERITI – “Le squadre che mi piacciono di più in assoluto sono Bayern Monaco e Barcellona. Forse preferisco i tedeschi perché propongono un gioco più vivace. Allenatori? Da quando ho perso di vista il mio preferito, Hiddink, direi Heynckes e Conte“.

ROMA – “Il 22 dicembre, dopo aver battuto il Milan, eravamo unanimamente considerati, assieme alla Fiorentina, la squadra che offriva il miglior calcio. Quando sono tornato a Roma l'ho fatto per affetto e perché volevo regalare ai tifosi giallorossi le stesse emozioni di Pescara. A posteriori, non saprei dire perché sono stato chiamato e perché mi è stato proposto un biennale. Quando sono arrivato, ho scoperto che con chi mi aveva scelto avevamo visioni diverse del calcio. Ci è mancata unità d'intenti. Alla Roma hanno bisogno di lavorare e serve il rispetto delle regole: dove non c'è disciplina non può esserci calcio. Ho sbagliato a pensare che, venendo nella capitale, tutti avessero il mio entusiasmo. Il rapporto coi calciatori? Non ho avvertito un clima pesante, ho solo chiesto loro di lavorare. De Rossi? Non ho mai guardato al nome, ma alla prestazione Aveva una media del 5.42: non vivo nel passato ma nel presente. Osvaldo? Con me poteva arrivare a 20 gol. Visto come sono andate le cose, evidentemente non ero il problema. L'esempio deve essere Totti: il primo a arrivare al campo, l'ultimo ad andarsene. Se qualcuno non l'ha sequito, non è certo colpa sua. Pjanic? Con me ha giocato sempre”.

INTER – A questo proposito, Zeman ribadisce: “Sono fiero di questo accostamento, le gratificazioni sono motivo d'orgoglio. Moratti è un presidente-appassionato, un manager che è innamorato della propria società. Nessuno rifiuterebbe i nerazzurri”.

Redazione

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