EDITORIALE VETERE RADIOMILANINTER / MILANO – Uno dei rimproveri più comuni e reiterati, sentiti negli ultimi tempi e mossi contro il club di via Turati, era l’assenza di giovani, la carta d’identità ingiallita, insomma una politica volta a preferire giocatori affermati e rodati piuttosto che giovani di belle speranze da lanciare. Il Milan degli ultimi due anni ha si puntato su un fuoriclasse assoluto come Ibra, ma ha anche portato una ventata di aria fresca inserendo under 30 con gamba e agilità: Robinho, Boateng, Emanuelson (in crescità finalmente!), Abate. Risultato? Il Milan delle contestazioni e manifestazioni contro la dirigenza del 20 Luglio 2010 fuori dai cancelli di Milanello ( è passato poco più di un anno, sembra un’eternità) si sono placate e hanno lasciato posto a striscioni, cori e urla inneggianti per il 18° tricolore. Il gioco della squadra è tornato a essere dinamico e rapido, i primi a difendere sono gli attaccanti (bene Binho e Ibra in questo senso, meno Pato) e a giovarne è tutta la squadra, cosi facendo infatti difesa e centrocampo hanno più tempo per trovare posizione e pensare ai raddoppi.
Cambio di rotta dunque: i giovani convincono. Si prosegue su questa strada: in estate arrivano Aquilani, Nocerino, Taiwo (e Mexes) e il promettentissimo El Sharaawy. Mentre i primi due si stanno conquistando il ruolo di perni del centrocampo rossonero, il piccolo faraone, sicuramente ringalluzzito dalla convocazione nell’under 21 di Ciro Ferrara, non può essere di animo sereno per questo primo stralcio di stagione. Soli 164 minuti giocati, ma con una rete all’attivo. Non male. L’assenza dal campo di Cassano per qualche mese, potrebbe rappresentare l’occasione tanto attesa per sentirsi sussurrare all’orecchio: “Vai Stephan, tocca a te ora!”.
Dando cosi seguito a quella politica “giovanile” che, ad oggi, ha portato alla ricostruzione di una squadra solida e vincente. “Maxi Lopez è da Milan, se prenderemo un attaccante sarà in prestito con diritto di riscatto” si è sentito fischiare le orecchie invece il piccolo faraone alle parole di Galliani all’ingresso della Lega Calcio. Maxi Lopez, 27 anni, panchinaro del Catania, promettente la sua prima stagione italiana, ma con un passato fallimentare in maglia blaugrana. Allora ci chiediamo, ci sarebbe davvero bisogno di lui? Quando in Premier, Liga, Bundesliga vediamo che a dei giovanotti come Toni Kroos, Pedro, Busquets, Welbeck, Jones, Badstuber…(e potremmo continuare ancora) vengono consegnate le chiavi di questo o quel settore del campo, senza alcun timore sulla possibile inseperienza, sorge un pizzico di sana invidia. Allora ripetiamo, a rischio di essere ridondanti, ci sarebbe davvero bisogno di Maxi Lopez, o sarebbe invece preferibile e più vantaggioso per il futuro far crescere e maturare definitivamente il “giovane con le stigmate del campione” (cit. Galliani) ?
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