JUVENTUS: TUTTE LE GRANE DI MERCATO/BARDONECCHIA – La Juventus è ormai da due giorni sbarcata a Bardonecchia, dopo aver “dimenticato” a casa alcuni giocatori in lista partenti, mentre tra i convocati sono comunque in molti ad essere sul piede di partenza.
Come già sottolineato nei giorni scorsi, quello degli esuberi è un problema annoso in casa Juve, dove negli ultimi anni si è assistito a un numero sempre maggiore di tentativi di operazione in uscita onerosi. Si stima che solo per la gestione Secco, siano oltre 60 i milioni di euro spesi tra buone uscite e minusvalenze varie.
Grygera, Grosso, Sissoko, Iaquinta, Amauri, Tiago, Almiron e Martinez sono solo gli ultimi di una lunga serie di giocatori “bruciati” per via di scarso rendimento e dei risultati che tardano ormai da troppo tempo ad arrivare.
Non che in passato, sotto la gestione Moggi, le “grane” non fossero presenti. E' tuttavia innegabile che complice una rete di collaborazioni estesa e risultati sportivi eccellenti, per la Triade fosse più facile “piazzare” giocatori non ritenuti adeguati al progetto tecnico della squadra.
I casi più clamorosi dell'era Moggi riguardano senza dubbio i giocatori Salas, O'Neill ed Esnaider: per il primo, dopo l'incidente occorso nella prima stagione, molti anni in prestito e l'aggravante, secondo una leggenda (molto ben fondata), di aver rifiutato il trasferimento allo Sporting Lisbona in cambio di un giovane di belle speranze chiamato Cristiano Ronaldo. Per gli altri due una serie infinita di stagioni di oblio fatte di prestiti ed infortuni assortiti.
Ci sono poi i casi più controversi e spinosi: Amoruso, Fresi e Miccoli. Tutti e tre in passato hanno lamentato (ma Fresi e Miccoli hanno poi minimizzato e ritrattato) i metodi bruschi con cui Moggi si sarebbe interfacciato per convincerli al trasferimento in piazze “non gradite”.
Ultima nota riguarda Edgar Davids, che non volendo firmare un rinnovo di contratto, terminò la sua carriera in bianconero in tribuna prima, al Barcellona poi (l'olandese si dichiarò in seguito pentito per la famosa frase: “Con Moggi non prenderei neanche un caffé”).
Nel complesso, tuttavia, si può sostenere che in 12 anni di gestione Triade, i casi difficili si contino sulle dita delle mani.
Serve invece il pallottoliere a partire dal 2006. La serie B ha dato alla Juventus un anno di tregua, laddove a partire sono stati campioni di primo livello e giovani promesse mentre a trovare spazio sono stati giocatori ormai sul piede di partenza sotto Capello (Birindelli e Del Piero su tutti).
Ecco una Juventus fatta con i giocatori a salutare in quella stagione: Chimenti, Thuram, Legrottaglie, Cannavaro, Zambrotta, Blasi, Emerson, Vieira, Mutu, Miccoli, Ibrahimovic. Salutano anche, in maniera definitiva, i giovani Cassani e Mantovani, oggi al Palermo. Parlare di esuberi in questo caso appare inopportuno.
A Torino però restano altri giocatori, in particolare i due croati Kovac e Tudor, spesso abbonati all'infermeria, e con i quali si aprirà un contenzioso circa una buonauscita, mentre in giro per l'Italia ci sono ancora l'oggi leccese Olivera (la Juventus farà scadere il suo contratto girandolo in prestito qualche anno dopo in Uruguay) e il paraguayano Guzman (ora a Piacenza). Tra coloro che stan sospesi, per la seconda stagione consecutiva, c'è anche Alessio Tacchinardi, in prestito al Villareal.
L'anno successivo, risolti i contratti (con buonuscita) di Tacchinardi e Giannichedda, è la volta di Jean Alain Boumsong, che trova casa al Lione, mentre dopo soli quattro mesi già tre pezzi da novanta del mercato estivo sono sul piede di partenza: i portoghesi Andrade e Tiago, e l'argentino Almiron. Menzione d'onore 2007-2008 per Nicola Legrottaglie, sul piede di partenza tutta l'estate, con un piede già sull'aereo per Instanbul e diventato successivamente pilastro della Juventus che raggiungerà terzo e secondo posto sotto la guida di Ranieri.
Il 2008-2009 è un anno relativamente tranquillo, in virtù del terzo posto conquistato la stagione precedente. Almiron a Firenze (ma la Juventus continua a pagare le rate di ammortamento del cartellino), Andrade licenziato con tanto di buona uscita e minusvalenza (la Juventus brucerà per l'operazione Andrade oltre 20 milioni di euro).
E' la stagione successiva, quella di Blanc, Secco e Ferrara, a scatenare “l'inferno”: Molinaro, Poulsen e Tiago, con Almiron spedito al Bari, sono sin dall'inizio della stagione sul piede di partenza. Situazione aggravata dai risultati che non arrivano, in mezzo ad ammutinamenti vari, cambio di allenatore ed infortuni diplomatici che porteranno l'anno dopo, sotto la guida di Marotta, a una dolorosa (dal punto di vista finanziario) rivoluzione.
Tra le situazioni più spinose quella relativa a un giocatore rimasto anonimo che, a detta dell'allora mister Alberto Zaccheroni, si sarebbe chiamato fuori a stagione in corso “Mister d'ora in avanti non conti più su di me”.
All'arrivo di Marotta, il primo a lasciare è un dirigente: Roberto Bettega. Ritenuto incompatibile dal dg ex Samp, lascia dopo quattro mesi dal suo rientro in società, forte di un contratto triennale. Resta invece Jean Claude Blanc, relegato a un ruolo di secondo piano.
In rosa, è tempo di ghigliottina: a saltare immediatamente è Poulsen (in mezzo a proposte di piazza per la beatificazione di Roy Hodgson, allenatore del Liverpool disposto a scommettere sul danese), mentre sul mercato finiscono Diego, Felipe Melo, Amauri, Iaquinta, Grosso, Salihamidzic, Grygera, Legrottaglie e Sissoko.
A partire per soldi è il solo Diego, sottocosto (5,5 milioni di minusvalenza). Almiron firma un triennale e resta a Bari in comproprietà nell'operazione Bonucci, Grosso e Salihamidzic restano fuori rosa per tutta la prima parte della stagione. Iaquinta e Sissoko passeranno gran parte della stagione in infermeria, Grygera in tribuna, mentre Amauri sarà l'ultimo a lasciare Torino, ma solo in prestito, a gennaio, destinazione Parma.
Per quanto riguarda gli indesiderati della stagione precedente, Tiago ritorna in prestito quasi gratuito (600 mila euro di onere) all'Atletico Madrid, che si rifiuta di pagare la clausola rescissoria concordata con Alessio Secco. Molinaro viene ceduto definitivamente allo Stoccarda. Per Delneri è dura gestire uno spogliatoio con giocatori demotivati.
Il problema a quel punto diventano i senatori: sul mercato finiscono Zebina, Camoranesi e Trezeguet, mentre Cannavaro rescinde con in mano un contratto che gli consentirà di tornare eventualmente a Torino nelle vesti di dirigente. Per i tre “samurai” invece sarà rescissione con buoneuscite per 10 milioni di euro.
La situazione però non è comunque migliorata: sono diversi in stagione gli episodi di insubordinazione che filtrano dallo spogliatoio di Vinovo: nervosismo, liti, incomprensioni col tecnico e interviste rilasciate durante le vacanze che vengono prontamente “rivedute” dall'ufficio stampa Juventus che lavora in maniera egregia per limitare al minimo le esternazioni dei tesserati bianconeri.
Una situazione che nel tempo, complici i risultati scadenti, diventa esplosiva a Torino: oggi Marotta parla di situazione sotto controllo, ma la conta degli indesiderati è presto fatta. Dovessero partire tutti (si parla di 9-10 elementi) la Juventus avrebbe la possibilità di inserire 4-5 elementi nuovi in grado di cambiare definitivamente il volto alla squadra.
I tifosi lo sanno, e per questo sono meno disposti a pazientare, e più propensi a contestare i giocatori restii ad accettare il trasferimento. Il tempo dirà se il metodo Marotta avrà successo quest'anno.
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