CHAMPIONS LEAGUE FINALE CRUIJFF WEMBLEY / LONDRA (Inghilterra) – La prima volta che il Barcellona giocò una finale a Wembley era il 1992. Di fronte c'era la Sampdoria di Vialli e Mancini: il Barcellona vinse 1-0 con la famosa punizione di Koeman nei supplementari. A guidare quel Barcellona alla sua prima Coppa dei Campioni c'era Johan Cruijff, poi beffato qualche anno più tardi ad Atene dal Milan di Capello nonostante i proclami della vigilia. Sabato l'olandese sarà solo spettatore di quella che è la finale più attesa degli ultimi anni.
“La finale ideale, per il valore delle due squadre che hanno vinto i rispettivi campionati e sono tra le grandi d’Europa. – le parole di Cruijff a 'La Gazzetta dello Sport' – Dal 2009 ad oggi il Manchester si è rinforzato molto, mentre il Barcellona si è mantenuto allo stesso livello, che era già alto. Senza Ronaldo tutti gli altri sono diventati più forti, perché si sono sentiti più responsabilizzati e hanno voluto dimostrare di non dipendere soltanto da un campione. In teoria, però, è favorito il Barcellona perché ha più esperienza e oggi è la squadra più forte del mondo, ma in una finale non ci sono mai favoriti”. Tra i tanti campioni che saranno in campo Cruijff ne sceglie due. “Nel Barcellona, oltre a Messi, c'è Xavi, non solo per le qualità tecniche ma perché è la chiave che accende la squadra. Poi c'è Giggs: è straordinario, lo volevo nel mio Barcellona più di dieci anni fa”. Un plauso infine al lavoro di Guardiola: “Il coraggio che ha sempre avuto nelle scelte è il suo pregio migliore: ha lasciato partire prima Ronaldinho e poi Eto'o, prendendo al suo posto Ibrahimovic. E quando si è accorto che con quest'ultimo aveva sbagliato, ha avuto il coraggio di riconoscere il proprio errore. Poca gente l'aveva capito quando ha preferito Villa a Ibrahimovic. I risultati gli hanno dato ragione, perché Villa non è forte come Ibrahimovic ma nel Barcellona serve più di lui per il grande lavoro che fa. E potrei continuare ricordando altre scelte difficili, come il lancio di Busquet che secondo me ha la stessa visione di gioco di Guardiola, o quello di Pedro in cui non credeva nessuno”.
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