EUROPA LEAGUE PORTO BRAGA VILLAS BOAS MOURINHO / DUBLINO (Irlanda) – L'allievo e il maestro, ma difficilmente finita la scuola ci si riabbraccerà ricordando i vecchi tempi. Il rapporto tra Villas Boas e José Mourinho, passato e presente del Porto finalista di Europa League, non è certo dei migliori. Dal telefonino del tecnico del Real Madrid è partito un sms: “Complimenti per l'eccellente lavoro”. Il destinatario, però, è Domingos Pacienza, allenatore del Braga e centravanti del Porto del decennio scorso, idolo di tanti ragazzini tra cui proprio Villas Boas. Lo 'Special One' tifa per lui. Dalla prima intervista, il 16 agosto, il giovane allenatore disse di non voler passare per il clone di Mou. La sua richiesta non fu accontentata, anzi, i paragoni si sprecano tuttora. Adesso che sta per prendersi il suo primo titolo europeo, Villas Boas si toglie qualche sassolino dalla scarpa. Macigni, in realtà, che lo hanno costretto a vivere nell'ombra del suo ex mentore per anni: “Il mio stile è differente. Il calcio non è un 'one man show', ma un prodotto collettivo che non deve essere focalizzato sull’allenatore. Io non sono un dittatore tattico, lascio liberi talento e creatività. E devo tutto a Bobby Robson. Il divorzio da Mou? Dovevo seguire la mia ambizione”. Un'idea di calcio completamente diversa, con difesa alta e spettacolo assicurato, ma anche qualche rischio di troppo. Uno stile che non cambierà certo per una partita, anche se è la finale di Europa League: “L’importanza della gara non cambierà le mie idee”, dice. In conferenza stampa, nessun cenno all'arbitro e grande rispetto dell'avversario. Per far capire a tutti di essere davvero diverso da Mourinho.
A.C.
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