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Pirateria online: Yahoo! ricorre in appello

Yahoo! ha annunciato il ricorso in appello a causa dell'errata interpretazione da parte della IX edizione del Tribunale di Roma

ROMA – Circa una settimana fa Yahoo! era finito in tribunale accusato di rendere accessibili agli utenti, siti che senza alcuna autorizzazione, trattano materiale cinematografico illegalmente. Nello specifico il Tribunale di Roma aveva inibito al motore di ricerca la “prosecuzione e la ripetizione della violazione dei diritti di sfruttamento economico sul film “About Elly” mediante il collegamento a mezzo dell'omonimo motore di ricerca ai siti riproducenti in tutto o in parte l'opera, diversi dal sito ufficiale del film”. Immediata la risposta di Yahoo! che ha annunciato il ricorso in appello a causa dell’errata interpretazione da parte della IX edizione del Tribunale.

Ad aver appoggiato la sentenza della Nona Sezione, la società di consulenza Open Gate Italia, che da anni segue le controversie legate alla pirateria informatica. Obiettivo tutelare i diritti d’autore di produttori cinematografici come Anica o Fapav e che in questo caso ha vinto la controversia per conto della PFA, la distributrice del film in Italia.

Yahoo! in merito ha detto: “La decisione di mercoledì 23 marzo riguarda la responsabilità legale diretta per i risultati delle ricerche online e ha forti conseguenze restrittive sulla libertà di espressione”.

La decisione di “appellarsi all’errata interpretazione nell’ordinanza decisa dal giudice Muscolo della IX Sezione del Tribunale Civile di Roma che vuole attribuire ai motori di ricerca la responsabilità del contenuto creato o ospitato da terzi che appare nei risultati di ricerca sul web. In questo caso, non c’è nessuna evidenza che motori di ricerca come Yahoo! Italia creino o ospitino i contenuti illegali in discussione. Riguardo la soppressione dei link, tra l’altro, il pretendente non ha fornito indicazione del nome o dell’Url dei siti illegali, nonostante un’ingiunzione in merito”.

Questa decisione, che vuol far monitorare alle aziende di motori di ricerca il contenuto di terze parti sul web – ha aggiunto – non solo è in contrasto con la legge esistente e i principi riportati nella direttiva sull’e-commerce ma può addirittura portare a gravi conseguenze restrittive sulla libera espressione in Internet. In maniera erronea, questo caso si focalizza sui motori di ricerca invece che su coloro che creano il contenuto dannoso. Yahoo! ricorda che è stata fondata sul principio che accedere alle informazioni può migliorare la vita delle persone. E in questa direzione e con questo spirito, sta indirizzando la propria difesa”.

Redazione

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