Il retroscena prima della conferenza di Mourinho e le motivazioni dietro lo sfogo prolungato dell’allenatore della Roma
“Che silenzio, che silenzio…” È questa la prima osservazione che Jose Mourinho fa – a microfoni spenti e fuori dalla diretta del club sui propri social – in sala stampa al suo ingresso. Prima di sedersi al suo posto per cominciare la conferenza, come sempre in anticipo di una decina di minuti rispetto all’orario programmato. Un commento che rompe il ghiaccio dell’effettivo silenzio che c’era in sala stampa, che sembrava più cupa e buia del solito. È iniziata così l’opera da parte dello Special One.
Dopo il profilo basso consigliato a tutta la squadra, e non solo dentro Trigoria, arriva lui e nel momento più difficile della sua gestione scuote tutti e si carica sulle spalle il relativo peso mediatico. Difendendo i giocatori, il gruppo, e in primis se stesso. “Tre mesi fa avevano tutti paura che me ne andassi, ora sembro io il problema della Roma e non lo accetto”, sbotta Mourinho. Che di solito non parla di futuro, di rinnovo, ultimamente aveva un po’ deposto le armi, abbassato i toni. Li ha rialzati improvvisamente e in modo più forte che mai, per scuotere la squadra, i giocatori, la proprietà, i tifosi, i media. Insomma, tutto il mondo Roma. Nel momento più duro. Una mossa da José. “Contratto fino a giugno o per altri dieci anni non importa, ho dato la parola al mondo intero che sarei rimasto e la manterrò allo stesso modo. Friedkin è l’unico che può dire il contrario”, tuona ancora il portoghese. Rispondendo a chi gli chiedeva del rinnovo: “Se accetterei? Non mi è stato offerto”.
Ed effettivamente, come ripetiamo da tempo, di novità all’orizzonte sul contratto di Mou non ce ne sono. Così come per Rui Patricio, Spinazzola e Tiago Pinto. Non sono ritenuti una priorità i vari prolungamenti. Mourinho in qualche modo striglia l’ambiente, percependo il grosso rischio di finire in un vortice di negatività e apatia, di chiudere in maniera totalmente anonima quello che quasi sicuramente sarà il suo ultimo anno alla Roma.
Esoneri o riflessioni in tal senso non sono ipotesi mai neanche lontanamente circolate a Trigoria, anche perché economicamente non sostenibili dal club. Qualcosa potrebbe cambiare (forse) solo in caso di tracollo totale e prolungato, irreversibile. Mourinho intanto ha continuato ad accentrare tutto su di sé: “Non ho paura di essere fischiato, se i tifosi vogliono sono sempre a Trigoria”. Paradossalmente si apre addirittura al confronto con la piazza, ma al tempo stesso dice di voler stare da solo e isolarsi totalmente in questo momento. Senza sentire l’opinione di nessuno, neanche dei suoi collaboratori o dei giocatori. Un messaggio enorme, che porta una sorta di shock emozionale dopo le teste basse degli ultimi giorni. Da Special One a Lonely One. È questo il metodo Mourinho, vedremo se funzionerà anche stavolta.
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