L’esclusione del difensore dall’undici titolare specchio della confusione del tecnico italo-brasiliano, il cui futuro è ormai segnato
Una delle tante colpe imputabili a Thiago Motta, e che gli ha imputato Giuntoli nel summit d’urgenza di ieri, è il continuo cambio della formazione titolare. Praticamente in ogni partita di questa stagione, con la parziale scusante degli infortuni, l’italo-brasiliano ha schierato un undici diverso. Spesso anche un modulo differente. Così è impossibile creare un’identità di squadra.
Giocatori che entrano ed escono, che spariscono per qualche settimana per poi ricomparire nell’undici iniziale. Giocatori messi fuori ruolo o esclusi in partite fondamentali o quasi, vedi Khephren Thuram a Eindhoven. Oppure Gatti a Firenze.
Molto probabilmente anche con quest’ultimo la Juventus avrebbe preso i 3 gol e perso la partita, ma fa specie che in un match così delicato per l’annata bianconera, oltre ad esser passato a un discutibile 3-5-2, Motta abbia optato per la rinuncia a quello che, piaccia o non piaccia, è il difensore più importante del reparto tolto l’infortunato Bremer.
Tra l’altro è pure quello che fin qui ha collezionato il maggior numero di minuti, 3.177, più anche di Di Gregorio, Locatelli e (dell’ex) fedelissimo Koopmeiners.
Come raccolto da Calciomercato.it, l’esclusione di Gatti è stata una scelta tecnica, o almeno così l’ha spiegata Motta in persona allo stesso giocatore.
Tra il classe ’98 di Rivoli, che è stato anche il capitano della squadra in 5 delle prime 7 partite della stagione, e l’allenatore 42enne il rapporto viene descritto come buono, tuttavia rimane la stranezza, per non dire l’assurdità della decisione di tenerlo fuori al ‘Franchi’.
Una decisione che ha sorpreso Gatti, ma che alla fine è solo una delle tantissime incomprensibili prese da Motta (un tipo strano, lo definisce chi non è troppo lontano dallo spogliatoio) in questa stagione, la prima nonché l’ultima sulla panchina bianconera.
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