Il brasiliano appende le scarpette al chiodo a 41 anni e dopo aver indossato le maglie di 12 squadre. In Italia giocò con Fiorentina, Juventus e Inter
Felipe Melo ha detto basta. A 41 anni il brasiliano ha annunciato l’addio al calcio, almeno da quello giocato, chiudendo una carriera incredibile in tutti i sensi in cui ha indossato le maglie di ben 12 squadre e vinto la bellezza di 17 trofei. Tutti fuori dalla Serie A, dove ha giocato quattro anni e mezzo, e quasi tutti in Brasile. Il sipario è calato con la maglia del Fluminense, con il quale ha conquistato la terza e ultima Copa Libertadores oltre a una Recopa Sudamericana.
Amato e odiato, la lunga vita su un campo da calcio di Felipe Melo è stata costellata di eccessi, successi e insuccessi. Medianaccio vecchio stile, ma anche volante con testa sopraffina. È stato tutto e il contrario di tutto. Cresciuto nel Flamengo, il classe ’83 ha fatto poi tappa al Cruzeiro e al Gremio prima di approdare in Europa.
Precisamente in Spagna: Racing, Mallorca e Almeria che lo vende alla Fiorentina per circa 8 milioni di euro. Diventa presto un beniamino dei tifosi viola, lì in mezzo a far legna e a dare la carica alla squadra. Fa colpo sugli odiati rivali della Juventus, la quale paga la clausola da 25 milioni e lo porta in bianconero. L’ennesima operazione sull’asse Firenze-Torino.
È la Juve di Ferrara, di Diego che sembra un fenomeno. E, appunto, di Felipe Melo. Sembra l’inizio di una nuova Era, ma sarà un fiasco colossale. I due brasiliani vanno malissimo, la squadra pure, con Melo che romperà presto con ambiente e tifosi. 78 le presenze, quasi tutte da dimenticare.
Per la Juventus è stato un flop anche sul piano economico, visto che il Galatasaray tra prestito e riscatto spenderà circa 8 milioni di euro. Cifra ben spesa, perché in Turchia darà il meglio di sé. La Super Lig è il campionato perfetto per Felipe Melo, il quale diventa subito idolo assoluto del tifo ‘Cimbom’. A Istanbul ci resta quattro anni, gioca 154 partite (di più solo col Palmeiras) e vince 8 titoli tra cui 3 campionati.
Coi giallorossi pure 3 Supercoppe e 2 Coppe di Turchia, l’ultima delle quali con Mancini allenatore. Del quale diventa un fedelissimo, tanto che ‘Mancio’ se lo porta con sé nella sua seconda avventura sulla panchina nerazzurra.
Lui e quell’Inter partono fortissimo, conquistando pure la vetta della classifica. Ma è un fuoco di paglia, con la squadra che si scioglie come neve al sole. Melo compreso, che però resta legato all’ambiente non mancando di lanciare frecciate alla Juve quando poi andò via da Milano e dall’Italia.
Nel gennaio 2017, alla soglia dei 34 anni, decide di tornare a casa. Sembra il tramonto per la sua carriera, invece gioca altri otto anni sempre al massimo, tra eccessi, successi e insuccessi. Tanti i successi – 3 Libertadores (finale del Mondiale per Club), 1 Brasileirao e 1 Copa brasiliana – tra Palmeiras e Fluminense, dove arriva la parola fine.
“Oggi chiudo uno dei capitoli più importanti della mia vita: la mia carriera da calciatore. Sono stati anni incredibili, ricchi di battaglie e risultati, ma soprattutto anni in cui ho visto il proposito di Dio realizzandomi in ogni passo che ho fatto. Ora passo con fiducia al capitolo successivo”, il saluto di Felipe Melo al calcio giocato ma non al calcio. Che continuerà, ne siamo certi, a vederlo protagonista in qualche posto. Probabilmente nelle vesti di allenatorie.
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