Addio a Carlo Mazzone, i racconti e i retroscena di Brescia, in particolare all’arrivo di Pep Guardiola
“Un uomo integro, onesto, diretto. Era come un padre, severo, ma affettivo e dolce”. Sono ricche di commozione le parole di Gianluca Nani, direttore sportivo che a Brescia lavorò al fianco di Carlo Mazzone.
La scomparsa del tecnico romano ha lasciato un vuoto enorme in tutto il calcio italiano. Tanti e commossi sono stati i ricordi e anche Nani, intervenuto a TV PLAY, ha voluto ricordare quella che era la figura di Mazzone. “I ricordi sono tantissimi, con lui ogni giorno era una lezione. Hanno fatto recentemente un film chiamato ‘Come un padre’ e mai titolo fu più azzeccato perché lui realmente era come un padre: severo e deciso, ma sapeva anche essere dolce, affettuoso e generoso. Ogni giorno grazie alla sua esperienza era una lezione, un conoscere qualcosa. Da lui e da Corioni ho imparato tantissime cose: in primis i valori che entrambi mi hanno trasmesso, cioè onestà e integrità. Mazzone era così: era tutto d’un pezzo, integro, onesto, generoso. Era una persona diretta, diceva sempre quello che pensava”.
Inevitabile poi un accenno sull’approdo a Brescia di Guardiola: “Era un momento un po’ particolare. Carletto si era un po’ risentito con la società, non perché fosse arrivato Pep che lui riconosceva come un grande campione, ma perché in quel periodo si era esposto molto con Giunti per farlo venire al Brescia dal Milan“.
Mazzone, uomo tutto d’un pezzo, sapeva dunque che l’arrivo di Guardiola avrebbe potuto mettere in difficoltà Giunti: “Lui aveva dei dubbi e dei tentennamenti legati a come dire questo. Essendo una persona onesta, il venerdì con l’arrivo di Guardiola era un po’ arrabbiato, soprattutto con me e col presidente, non certamente con Pep” afferma Nani. Guardiola fu presentato proprio nel noto 3-3 contro l’Atalanta: “Andò in campo un po’ nervoso per quella situazione. Guardiola era seduto proprio in mezzo a me e il presidente e durante la partita ci fu un turbinio di emozioni. A un certo è comminato con la corsa di Mazzone sotto la curva dell’Atalanta, si rivolse a me e disse “Ma sono tutte così le partite qua”. Gli risposi: “No guarda, non ti preoccupare. Questa è un po’ particolare, è una partita molto sentita”. Però anche lì, nel gesto che Mazzone riconobbe lui stesso come un gesto da non fare, venne fuori l’attaccamento verso dei valori che erano stati toccati: la famiglia, la sua romanità, la mamma. Quindi ci fu questa reazione spontanea, che anche qui in qualche modo descrive la bellezza dell’uomo Carletto Mazzone”.
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