Il momento difficile della Juventus ha ragioni ben precise: il grande ex mette sotto accusa società e squadra
Fase complicatissima per la Juventus, per le note vicende extra campo, che finiscono inevitabilmente per incidere sul prosieguo della stagione e sulle prospettive future dei bianconeri. Il -15 di penalizzazione in classifica tiene la squadra di Allegri nella parte destra della classifica, con scenari incerti e con l’obbligo, però, di risalire, a cominciare dalla gara con la Salernitana.
L’atteggiamento della squadra dovrebbe però, secondo qualcuno, al netto dell’incertezza, essere molto diverso. Lo pensa Massimo Mauro, che parla del momento della Juventus in una lunga intervista a ‘Tuttosport’. Il grande ex spiega: “Se io fossi un giocatore in questo momento non avrei di questi problemi. Che ci sono e sono seri, ma non sono della squadra. Il gruppo dovrebbe tirarne fuori motivazioni in più per compattarsi, mostrando grinta e determinazione che fanno parte della storia del club. E che ultimamente sono venute meno”.
E’ proprio la ‘juventinità’, secondo Mauro, la chiave di uno dei problemi principali che ha spinto la Juventus lontana dalla sua versione più vincente, chiamando dunque in causa la dirigenza. “E’ diminuito in questi anni il livello tecnico – aggiunge – Sono state fatte delle scelte particolari. I nove scudetti di fila hanno fatto ubriacare qualcuno e fatto credere che i giocatori fossero meno importanti. Ma poi sono loro che vanno in campo”.
Non solo per una questione di livello tecnico ma anche di appartenenza, secondo Mauro: “Vedere pochi italiani nella Juventus fa strano, se nello spogliatoio si parlano tante lingue diventa più difficile. Non dico di chiudere le frontiere, ma bisogna recuperare una Juve ossatura della Nazionale”. C’è spazio anche per le responsabilità di Allegri: “Si può anche provare a fare strada nelle coppe, ma serve alzare molto il livello delle prestazioni. In gare a eliminazione diretta bisogna anche meritare di vincere con qualità del gioco migliore, maggiori verticalizzazioni, creando pericolosità e avendo chiare le cose da fare. Troppo spesso nella Juve si passano la palla e aspettano quello che succede”.
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