Qatar 2022 | In campo i gruppi C e D: Milik e Lautaro osservati speciali

Focus sulle partite odierne di Qatar 2022: gli “italiani” in campo e tutti gli osservati speciali sfida per sfida

Dopo aver preso il via ieri, si svolgerà nell’intera giornata di oggi la seconda giornata per i gruppi C e D del Mondiale. Aprono le danze Australia e Tunisia, chiude l’Argentina nella decisiva sfida contro il Messico. In mezzo anche un interessantissimo Francia-Danimarca. Tanti gli “italiani” da tenere sotto osservazione. Da Lautaro Martinez a Rabiot, da Milik a Lozano passando per il duello tutto rossonero tra Kjaer e Giroud.

Mondiali, gruppi C e D in campo: Lautaro osservato speciale
Lautaro Martinez ©LaPresse

GRUPPO D: TUNISIA-AUSTRALIA ORE 11, Al-Janoub Stadium di Al Wakrah

La sfida tra…

DYLAN BRONN ha già fatto il suo esordio al Mondiale nel pareggio con la Danimarca. Il francese naturalizzato tunisino a 27 anni è uno dei giocatori più rappresentativi della sua nazionale, con una buonissima esperienza visti i 5 anni di anzianità e le 37 presenze alle spalle. Bronn è anche uno degli “italiani” al Mondiale in Qatar, l’unico della Tunisia peraltro. La scorsa estate ha fatto una scelta che non è affatto passata inosservata: da capitano del Metz, ha scelto di lasciare il club francese e di iniziare una nuova avventura in Italia, in Serie A, con la Salernitana. Fino a questo momento si è ritagliato un posto da titolare nella formazione campana. Il ct Kadri lo utilizza come braccetto di destra della difesa a tre.

AJDIN HRUSTIC aspetta il suo esordio al Mondiale come una grande occasione anche personale per dare una mano alla sua Australia. Nel primo match, perso piuttosto pesantemente contro la Francia per 4-1, il ct Arnold lo ha tenuto in panchina, il centrocampista di Melbourne spera che oggi tocchi a lui, dopo che nelle partite valide per il girone d qualificazione in Qatar il suo contributo è stato importante, contrassegnato da tre reti contro Kuwait, Giappone ed Emirati Arabi Uniti. Hrustic in estate ha lasciato l’Eintracht Francoforte dopo due stagioni ed ha scelto, come Bronn, di approdare in Serie A, anche lui in una piazza dove ci sarà da lottare per mantenere la Serie A: l’Hellas Verona. Finora l’inserimento non è stato dei migliori, ha giocato solo 5 partite per un totale di 222 minuti. Forse anche questo impiego limitato gli è costato il mancato ingresso da subìto nego undici titolari dell’Australia. Oggi, se giocherà darà vita ad una sfida a distanza dal sapore di Serie A con Bronn.

GRUPPO C: POLONIA-ARABIA SAUDITA ORE 14, Education City Stadium di Al Rayyan

La sfida tra…

ARKADIUSZ MILIK cerca il primo centro mondiale alla sua terza occasione tra quella del 2018 contro il Senegal e la prima in Qatar contro il Messico, in cui è subentrato a firmare la presenza al minuto 87. Se Lewandowski deve fare i conti con l’incubo Mondiale, Milik, che nella testa ha l’orgoglio giusto per non sentirsi secondo a nessuno, rappresenta probabilmente la soluzione più efficace come alternativa. Lo possono dimostrare i suoi con la Juventus, dove in estate è arrivato come alternativa a Vlahovic e, numeri alla mano, ha segnato 6 reti fino alla sosta, solo una meno del serbo che ha giocato 220 minuti di più, il minutaggio di due partite e mezza. Questo pe dire che Milik non sarà magari il personaggio di spicco di questa Polonia, ma al netto delle scelte che farà il suo ct, potrà mettere anche n corsa, nella partita, la sfrontatezza che può servire a spezzare un equilibrio.

FIRAS AL BURAIKAN è probabilmente il simbolo più evidente della rivoluzione avviata dal ct Renard quando è stato chiamato sulla panchina dell’Arabia Saudita scottata dalla mancata qualificazione al Mondiale in Russia nel 2018. Aveva 19 anni quando il 10 ottobre 2019 venne chiamato al debutto contro Singapore nella prima gara di qualificazione a questo Mondiale, vinta 3-0. Da allora 28 presenze e 6 gol che sono un buon bottino per un esterno d’attacco: una di queste reti è valsa la vittoria contro l’Oman nel girone di qualificazione a Qatar 2022. Martedì scorso a Lusail, nella giornata storica del trionfo in rimonta contro l’Argentina di Messi, non solo c’era ed è rimasto in campo 89 minuti, ma ha servito lui l’assist del pareggio ad Al-Shehri. E’ un fedelissimo di Renard e gioca nell’Al-Fateh che è ottavo nella Saud Pro League.

Mondiali, gruppi C e D in campo: Rabiot osservato speciale
Rabiot ©LaPresse

GRUPPO D: FRANCIA-DANIMARCA ore 17, Stadium 974 di Doha

La sfida tra…

ADRIEN RABIOT è la testimonianza di come il calcio spesso sia altalena, se non montagne russe. Alla porta di casa Juventus per tutta l’estate, è rimasto dopo il mancato accordo tra lui, la mamma manager e lo United e, complici anche gli infortuni nel reparto bianconero ma non solo, è diventato un pilastro di affabilità per Massimiliano Allegri, soprattutto nell’opera di risalita della classifica. Con la Francia è stato l’autore del pareggio dopo il gol dell’australiano Goodwin, quello che ha dato il segnale di riscossa alla Francia, poi materializzato con una rimonta senza scampo per gli avversari. Con Deschamps si muove sulla linea dei due centrocampisti davanti alla difesa ed è quello che ha licenza di “entrare” tra le linee avversarie. Dopo il Mondiale ci sarà da sciogliere il nodo del contratto che va in scadenza: la richiesta di un ingaggio da 10 milioni mette piuttosto in difficoltà la Juventus.

CHRISTIAN ERIKSEN diventa la scelta più empatica da fare in questa partita che oggettivamente a centrocampo concentra gli elementi, anche tattici oltre che tecnici, più intriganti della sfida. Fa effetto e mette i brividi ricordarlo un anno e mezzo sdraiato, quasi inerme, sul prato del Telia Parken di Copenaghen il 12 giugno 2021 al minuto 43’: un arresto cardiaco in piena regola, la squadra a proteggerlo dalle telecamere indiscrete, la moglie angosciata e consolata da Kjaer, capitano dentro e fuori dal campo. Ecco, tutto questo era stato già cancellato dalla guarigione, dal ritorno in campo in Premier, campionato dove è contemplato l’agonismo a fronte dello stato di salute del centrocampista danese che ora vive con un microdefibrillatore impiantato sotto pelle. Prima il Brentford, poi lo United, ma martedì scorso, i 90 minuti contro la Tunisia all’Education City di Al Rayyan sono parsi la chiusura di un cerchio magico. Con che tempi di recupero e come lo giocherà poco conta: è (anche o soprattutto, per determinati versi) il Mondale di Eriksen.

GRUPPO C: ARGENTINA-MESSICO ore 20, Iconic Stadium a Lusail

La sfida tra…

LAUTARO MARTINEZ è al suo primo Mondiale e non vorrà certamente passare come una meteora. Non solo: l’onta della sconfitta con l’Arabia Saudita lo ha toccato in prima persona visto che, dopo essere riuscito due volte a far gol, in entrambe le occasioni le sue reti sono state annullate per fuorigioco. Nel secondo tempo il Toro è sparito dai radar e non ha dato segnali, proprio nel momento in cui sarebbero serviti di più. Ecco allora l’occasione per sbloccarsi, al netto di quelle che saranno le scelte di partenza del ct Scaloni: tanto più il Messico è l’unica nazionale a cui Lautaro ha segnato una tripletta: era il mese di settembre di tre anni fa ed era un’amichevole, ma magari quelle maglie di fronte stimoleranno un ricordo e un impulso in più, magari incrementando lo score di 21 reti finora segnate nelle 41 partite con l’Albiceleste. A proposito: Lautaro ha incontrato il Messico anche all’inizio del suo percorso in nazionale, a novembre del 2018: sempre in amichevole, l’Argentina vinse con lui in campo un’ora, anche se non segnò. Sullo sfondo c’è il capitolo del futuro all’Inter: si vedrà, dopo il Mondiale.

GUILLERMO OCHOA è la controparte migliore per una sfida in cui c’è l’Argentina che deve segnare e vincere e di qua, nel Messico, un portiere abituato a render la vita difficile anche alle grandi star del calcio mondiale. L’ultimo è stato Lewandowski nella gara d’esordio di questo Mondiale: il polacco alla caccia di un tabù da sfatare e lui, Ochoa, ostinatamente pronto a prolungare quel tabù all’attaccante avversario, parandogli un rigore e lasciandolo ancora all’asciutto in un Mondiale. E pensare che nel 2014 aveva fermato sullo 0-0 Neymar e i suoi fratelli del Brasile e nel 2018 con le sue parate straordinarie aveva contribuito alla clamorosa vittoria sulla Germania. A 37 anni, con cinque Mondiali dietro le spalle di cui tre (con questo) da protagonista visto che nei primi due era rimasto in panchina, Ochoa non è stanco di stupire: dalla leggenda delle sei dita della mano che è nata e lui non ha mai smentito, al numero 13, sicuramente curioso per un portiere, ma per lui si lega alla data di nascita, del suo esordio, dell’orario di inizio0 di quella partita che gli aprì le porte del professionismo. In Europa la sua parabola è stata più discendente che ascendente e comunque senza acuti tra la Liga e il Belgio, dove è andata un po’ meglio. Molto diverso da quanto invece continua ad accadere con il suo Messico dove da tre anni è tornato a giocare, nell’America. Smetterà? Con uno così è impossibile fare previsioni.

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