Caso plusvalenze, il passaggio chiave: “La Juventus ha un problema”

Emergono nuovi dettagli nelle risultanze delle indagini relative alla Juventus e al caso plusvalenze, la posizione dei bianconeri si complica

Le difficoltà attuali della Juventus travalicano i risultati del campo, dove la situazione è già abbastanza delicata. Ormai fuori dalla Champions League dopo la sconfitta di Lisbona contro il Benfica, la squadra bianconera si gioca molto nelle prossime quattro gare di campionato, per cominciare a ridurre il gap dalle prime posizioni in classifica prima della lunga sosta, e nell’ultima gara del girone europeo contro il Psg, per tentare almeno di strappare il pass per l’Europa League.

Caso plusvalenze, il passaggio chiave: "La Juventus ha un problema"
Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Maurizio Arrivabene © LaPresse

Fuori dal campo, la società è coinvolta nell’ormai celebre caso plusvalenze. La Procura di Torino, come noto, ha concluso le indagini preliminari e ha delineato il quadro accusatorio a carico del club, con 16 indagati tra cui il presidente Andrea Agnelli, l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene, il vice presidente Pavel Nedved e l’ex direttore sportivo Fabio Paratici. In ballo anche la famosa ‘Carta Ronaldo’ per il discorso legato alla rinuncia di alcune mensilità degli stipendi nel periodo di maggior emergenza Covid, nel 2020. Tramite un proprio comunicato ufficiale, la Juventus ha ribadito la sua convinzione di aver operato nel rispetto della legge. Al momento, come dichiarato a TV PLAY dall’avvocato Marco Di Lello, è difficile attendersi penalizzazioni per la Juventus. Ma il quadro rischia di complicarsi ulteriormente per un aspetto in particolare.

Juventus, l’aspetto fondamentale del caso plusvalenze: “Non giustificabili con principi contabili internazionali”

Caso plusvalenze, il passaggio chiave: "La Juventus ha un problema"
Andrea Agnelli © LaPresse

Su Twitter, il giornalista Alessandro Giudice, riprendendo l’atto di conclusione delle indagini da parte dei pm, evidenzia come ci sia un problema fondamentale per la Juventus, che è quello della compilazione dei propri bilanci, come club quotato in borsa, seguendo principi contabili internazionali di tipo IFRS e differenti dalla contabilità nazionale di tipo OIC. Questo comporterebbe che non si possano giustificare le plusvalenze con l’impossibilità di stabilire il valore oggettivo dei calciatori: i parametri imposti per le attività immateriali sono molto precisi e stringenti in merito. In particolare, si fa riferimento al fair value (valore equo) e il principio internazionale IAS38 prescrive che “Se l’attività acquistata non è valutata al fair value, il suo costo è commisurato al valore contabile dell’attività ceduta”. Dunque, sostiene Giudice, l’impatto in conto economico dovrebbe essere pari a zero e non potrebbe generarsi una plusvalenza con un valore molto differente per il cartellino di un calciatore rispetto al suo costo a bilancio. La posizione della Juventus, per questo, si farebbe ancora più delicata, evidenziandosi l’arbitrarietà dei valori dei calciatori. La strategia difensiva del club, prosegue Giudice, potrebbe vertere sulla singolarità di operazioni non incrociate, che dovrebbero però seguire comunque in maniera stringente i principi IFRS e che sarebbero comunque difficili da dimostrare, visto il numero e la sistematicità delle operazioni stesse.

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